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Cronaca

Compiano assolto dalla bancarotta: la Procura presenta ricorso

Contestata la decisione del gup Mascolo riguardante la Autocom, società che secondo l'accusa veniva usata dall'ex patron di Nes, la moglie e il figlio come uno "schermo", funzionale solo all'acquisto personale delle auto d'epoca e di ingente valore economico

Come annunciato all'indomani della pronuncia, la Procura di Treviso ha presentato appello contro le sentenze con cui in abbreviato il gup Angelo Mascolo ha assolto Luigi Compiano, la moglie e il figlio dal reato di bancarotta per distrazione in relazione al fallimento della Autocom, una delle controllate da North East Service, così come contro l'assoluzione degli amministratori di Nes Filippo Silvestri, Angelo Monti, Paolo Ricciardi e Fabrizio Ricoldi, che erano stati indagati per il reato di bancarotta semplice proprio di Nes.

Secondo le indagini condotte dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli e durate tre anni, i quattro amministratori della società di riferimento del gruppo di vigilanza privata non avrebbero agito tempestivamente per dichiarare il fallimento quando la Nes era già in una situazione finanziaria irrimediabile, aumento il dissesto anche perchè non sarebbero intervenuti per tornare a casa degli otto milioni di crediti  che risultano ancora non incassati alla data in cui la società ha portato i libri in tribunale. Per quanto riguarda la Autocom, invece, secondo l'accusa Compiano, la moglie e il figlio avrebbero utilizzato la società come uno  "schermo", funzionale solo all'acquisto personale delle auto d'epoca e di ingente valore economico.

Nelle  motivazioni della sentenza di assoluzione il gup Mascolo scrive che "Autocom srl è uno schermo fittizio usato dall'imputato (Compiano n.d.r.) per l'acquisto dei mezzi, trattandosi di una società del tutto priva di autonomia patrimoniale. Autocom costituiva esclusivamente uno schermo per altre attività illecite di Luigi Compiano e, non certo, una compagine societaria attiva nel campo commerciale". Quindi, scrive il gup, "le considerazioni di cui sopra travolgono, come logica conseguenza, l'imputazione di bancarotta fraudolenta per distrazione, attesa la mancata natura imprenditoriale della società".

Una tesi, quella del giudice dell'udienza preliminare, contestata dal Procuratore della Repubblica Michele Dalla Costa. «Se fosse così -ha detto il capo della Priocura trevigiana- allora non si potrebbe agire contro nessuna società di comodo nei reati finanziari». Per la Procura non ha importanza che l'attività commerciale di Autcom fosse ridotta o quasi inesistente. Si trattava infatti di una società di capitali, con autonomia patrimoniale e quindi l'utilizzo di fondi di Autocom per l'acquisto a fini personali delle auto d'epoca da parte di Compiano rappresenterebbe una "distrazione" del patrimonio tale da configurare la bancarotta.

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