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Cronaca

Sparatoria a Borgo Capriolo, clima teso fra i testimoni del processo

Su nove persone chiamate a deporre dalla difesa nel processo per l'assassinio di Domenico "Joco" Durdevic soltanto tre hanno compiutamente risposto nel corso della loro testimonianza. L'avvocato Alessandra Nava: «Sembra quasi che la gente sia intimorita»

Intorno alla famiglia di Domenico Durdevic, il capoclan 53enne di etnia rom ferito a morte l'8 febbraio del 2021 a Borgo Capriolo da un colpo di pistola che sarebbe stato sparato dal 37enne Branko Durdevic, si sarebbe instaurato un clima di "spaventata omertà".  Questo quanto emerge dall'udienza di oggi, 23 gennaio, nel processo in cui Branko è accusato di omicidio volontario aggravanto dalla premeditazione e di tre tentati omicidi, anche questi aggravati, nei confronti del genero di "Joco" Giampiero Petricciolo, di Vera Olah e Samantha Durdevic.

Su nove testimoni chiamati dalla difesa, affidata all'avvocato Alessandra Nava, ben quattro infatti non si sono infatti presentati (per loro il legale di Branko Durdevic ha formalizzato la rinuncia) e solo tre dei rimanenti hanno compiutamente risposto alle domande che gli sono state rivolte. Per il resto è stata una careellata di "non so" e "non mi ricordo".

L'avvocato Nava puntava, attraverso le deposizioni, a svelare i rapporti tra Riccardo Durdevic e Sharon Salvi, la ex compagna dell'uomo che ha allacciato una relazione sentimentale con il presunto assassino, che avrebbe sparato a "Joco" nel corso di una discussione sulla bambina che la donna teneva con sé e sugli altri figli di Riccardo, che avrebbero vissuto con i nonni paterni.

«Loro picchiavano i vicini e Riccardo una volta si prese una denuncia per aver pestato un giovane da cui doveva avere dei soldi per la droga» aveva detto la Salvi, che aveva riferito in aula, alla scorsa udienza, sui maltrattamenti subiti dall'ex compagno e anche dalla sua famiglia. "Ci eravamo lamentati per il clima che creavano all'interno del condominio - ha detto uno di quelli che ha deposto - e anche per come trattava la donna, che riusciva a scappare dal suo controllo soltanto nelle occasioni in cui lui dormiva". Ma nei confronti di questi persona Riccardo e i familiari avrebbero assunto atteggiamenti di minaccia. "Una volta - dice l'uomo, che ha raccontato come Riccardo Durdevic, inquilino di una casa popolare, avrebbe realizzato un abuso edilizio per ingrandire la sua abitazione - sono stato anche minacciato di morte».

«E' un clima strano - ha commentato l'avvocato Alessandra Nava - all'insegna di quella che, a tutti gli effetti, potrebbe essere definita come intimidazione. E' per questo che chi è a conoscenza delle cose che succedevano oggi non vuole più parlare».

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