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Cronaca

Riciclaggio internazionale di auto, condanne per 24 anni a cinque imputati

"Stangata" per i responsabili di una traffico di vetture di lusso destinate all'estero, accusati di associazione a deliquere. Il processo era nato dall'operazione "Deejay" fatta scattare dalla Polizia Stradale di Treviso nove anni fa

E' una autentica "stangata" quella inflitta oggi dal collegio presieduto dal giudice Umberto Donà al processo contro una banda di riciclatori di auto di lusso, rubate o frutto comunque di illeciti, destinate a paesi esteri, in particolare la Svizzera ma anche Germania, Ungheria, Estonia e altre nazioni dell'Est Europa. In tutto a cinque imputati sono state comminati 24 anni anni di carcere: 4 anni e 4 mesi per siracusano 41enne Luca Formica, 6 anni e 8 mesi per il 38enne dominicano Carlo De Jesus Espinal, 7 anni e 4 mesi per il veneziano 50enne Luca Pastrello, 4 anni per il trevigiano 58enne Francesco Levak e 3 anni per un altro cittadino della Repubblica Dominicana, il 40enne Keidison Madina Pujols. Assolto invece con la formula dubitativa l'altro residente nella Marca, Antony Levak, di 35 anni. Difesi dagli avvocati Stefania Bertoldi, Salvatore Cianciafara e Barnaba Battistella, erano accusati di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio e appunto del reato di riclaggio. Il processo, che aveva preso avvio 9 anni dopo i fatti contestati, ha visto 4 dei 6 capi di imputazione (frode nell'esercizio del commercio, tutti i falsi, l'appropriazione indebita e una minaccia) finire in prescrizione. Così due persone erano uscite dal procedimento mentre una terza, che avrebbe avuto ilo ruolo di prestanome, era morto.

Tutto era scaturito da una inchiesta della Polizia Stradale di Treviso nel 2014. L'operazione "DeeJay" era durata sette mesi ed era sfociata in sei arresti, dodici denunce a piede libero, numerose perquisizioni e il recupero di oltre un milione di euro legato al riciclaggio di ventidue veicoli. La tecnica dell’organizzazione, secondo le indagini, era molto semplice e finalizzata a “ripulire” auto rubate o comunque frutto di truffe o appropriazioni indebite da leasing mai pagati per essere poi rivendute nel mercato estero. In genere un uomo della banda si presentava in un’agenzia di pratiche automobilistiche per produrre le richieste di radiazione per esportazione dei veicoli, consentendo così la cancellazione dal Pra di un’auto con il ritiro delle targhe italiane per poi effettuare una nuova immatricolazione del mezzo all’estero con il rilascio di un nuovo libretto di circolazione e nuove targhe, così da eliminare ogni vicenda pregressa.

L’indagine era partita il 14 agosto del 2013 quando l'imputato che è deceduto, sotto falso nome, si era presentato in un’agenzia automobilistica di Treviso per chiedere la radiazione per esportazione verso l’Austria di un’Audi Q5. La pratica venne sbrigata immediatamente. Qualche ora dopo però il titolare dell’agenzia fu chiamato da una persona che aveva raccontato di essere stato contattato come eventuale acquirente di quel veicolo ma, dalle informazioni avute da una società di leasing, era venuto a conoscenza che l’autovettura non era mai stata venduta. Insospettito, l'uomo aveva effettuato subito approfondimenti dai quali scoprì che l’Audi Q5 era sotto contratto di noleggio ancora valido, sia pur da un cliente moroso. La pratica di radiazione dell’Audi Q5 venne subito annullata. Lo stesso avvenne per una Bmw M3 Cabrio che l'imputato deceduto, sempre usando un alias, aveva provato a radiare il giorno prima. Dalle verifiche del caso emerse infatti che anche i documenti della Bmw erano stati falsificati.

L'inchiesta "DeeJay", coordinata dal pubblico ministero Mara Giovanna De Donà, aveva permesso anche di fare luce sui ruoli dell’organizzazione: il dominicano De Jesus Espinal ed uno dei Levak erano considerati le menti ed erano coloro che procacciavano le auto rubate o provento di illecito da destinare al mercato estero, il veneziano Pastrello sarebbe stato invece colui che falsificava i documenti d’identità dei membri dell’organizzazione e delle auto rubate destinate all’estero. Infine Formica e il dominicano Pujols Medina erano i faccendieri e procacciatori di clienti dell’organizzazione.

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