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Cronaca

Oro "africano", concluso il processo: otto anni ciascuno per Stefano e Tiziano Dotto

Si è concluso oggi, dopo otto anni, il procedimento per la truffa (prescritta) che aveva fatto perdere a una cinquantina di investitori due milioni e mezzo di euro. Le condanne, di tre anni superiori alle richieste dell'accusa, sono arrivate per i reati di bancarotta fraudolenta. Tutti gli altri imputati, fra cui Paola Dotto, gemella di Stefano, e il marito che è un ex brigadiere dei carabinieri, sono stati prosciolti per avvenuta prescrizione o assolti

Promettevano rendimenti decisamente fuori mercato, pari al 48% per cento annuo, e un capitale investito che sarebbe stato sempre garantito. A cadere in quello che, secondo la Procura di Treviso, era il tranello dell'oro africano, estratto da una ricchissima miniera in Guinea, poi trasformato in lingotti e quindi venduto in Svizzera, erano stati un cinquantina di investitori, una cerchia allargata di amici e parenti, che avevano perduto complessivamente due milioni e mezzo. Oggi 11 maggio il processo che vedeva sul banco degli imputati i due titolari della Euro In International Network Business Consulting, Tiziano e Stefano Dotto, 65 e 60 anni, il primo residente a Camposampiero (in provincia di Padova) e il secondo a Treviso, dove aveva l’ufficio in via Verdi come promotore finanziario, Federico Zanin, 64enne di Silea, anche lui nella compagine societaria nell’azienda, la 64enne Paola Dotto (gemella di Stefano), il marito Giuseppe Favaro (ex brigadiere dei carabinieri), entrambi residenti a Zero Branco e Enzo Dalle Fratte, anche lui 64enne di Camposampiero, è arrivato al capolinea. I fratelli Dotto, per i quali il pubblico ministero Gabriella Cama aveva chiesto 5 anni, escono dal procedimento di primo grado con una condanna a 8 anni per bancarotta fraudolenta. Nei confronti di Paola Dotto, del marito e di Dalle Fratte è stata invece dichiarata la prescrizione (erano accusati di truffa) mentre Zanin, per il quale la Procura aveva chiesto 2 anni e 3 mesi per esercizio abusivo dell'attività finanziaria, è stato assolto.

Il procedimento, che si era trascinato in Tribunale per oltre otto anni, ha lasciato a bocca asciutta i truffati, costituitisi come parte civile con la speranza di poter recuperare se non tutto almeno una parte del denaro investito nella «sola». I loro avvocati non si erano dati per vinti rimarcando che le truffe sarebbero avvenute non tanto quando i loro clienti hanno aderito all’investimento quanto nel 2016, cioè la data in cui la Euro In International Network Business Consulting è stata dichiarata fallita, lasciandosi dietro però una coda di bancarotte fraudolente (sarebbero stati fatti sparire circa 250 mila euro), preferenziali e documentali, oltre che false comunicazioni sociali e una montagna di fatture, per un valore di un milione e 200 mila euro, che per la Procura sarebbero «carta straccia» prodotta con l’intento di evadere la tasse. Ma i giudici non sono stati di questo avviso.

Lo scandalo era emerso nella primavera del 2015, quando venne presentata la denuncia da parte di una pensionata di Cittadella. Con due bonifici la signora aveva accreditato 50 mila euro in un conto intestato alla società dei Dotto e acceso nella filiale di Treviso della Deutsche Bank. Ma del metallo prezioso non c’era neppure l’ombra perché non sarebbe stato mai acquistato. E i soldi sarebbero spariti nel nulla.

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