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Cronaca

Telefonate a raffica al 113: finisce a processo ma viene assolto

Nel dicembre del 2016 un coneglianese di 31 anni avrebbe chiamato il numero d'emergenza scambiandolo per quello dell'anagrafe. Per il giudice il fatto non sussiste

Sei telefonate al 113, praticamente una dietro l'altra. Non per chiedere l'intervento della Polizia ma piuttosto alla ricerca di informazioni su come ottenere la residenza. Una raffica di chiamate che hanno tenuto impegnata la linea per quasi 10 minuti e che alla fine sono costate una denuncia.

Questi i fatto che hanno portato a processo un 31enne di Conegliano, che oggi, lunedì, ha visto però concludersi la sua vicenda giudiziaria con una assoluzione. "Il fatto non sussiste" è stata la sentenza del giudice, pur con la formula dubitativa. Una sentenza arrivata alla fine di un dibattimento in cui non è stato possibile dimostrare, oltre ogni ragionevole dubbio, che l'autore di quelle chiamate fosse stato in effetti lui. Dubbio che invece non avrebbe avuto la polizia, risalita all'identità del "molestatore" attraverso il numero di utilizzato, corrispondente al telefono cellulare della madre dell'imputato.

Tutto sarebbe avvenuto nella giornata del 13 dicembre del 2016. L'uomo, che ha alle spalle altri quattro decreti penali di condanna, avrebbe insistentemente chiamato il 113 scambiandolo, si fa per dire,  per il numero dell'ufficio informazioni dell'anagrafe e assumendo anche toni stizziti di fronte alle rimostranze degli operatori con cui avrebbe parlato, che secondo la ricostruzione avrebbero cercato di dissuaderlo dal continuare a tenere occupata la linea delle emergenze.

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