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Cronaca

Quarantena diversa per non vaccinati, scatta la segnalazione al Garante per la privacy

Esposto dei genitori di una studentessa dell'Istituto alberghiero "Alberini" di Lancenigo: i tre giorni in più previsti di assenza per i ragazzi non vaccinati nel caso di infetti in classe rischiano di vanificare la riservatezza dei giovani ed esporli ad atti discriminatori

«Si è creata ha creato una situazione "devastante" in classe, con i ragazzi non vaccinati che, essendo rientrati dopo, sono stati individuati. I miei assistiti, temono comportamenti discriminatori da parte di personale docente e da parte dei compagni di scuola nei confronti della figlia».

Questo è quanto riportato in una segnalazione al Garante per la Protezione della Privacy e per conoscenza al Ministero dell'Istruzione spedita ieri dall'avvocato trevigiano Fabio Capraro e sottoscritta dai genitori di una ragazza delle superiori, che non è stata vaccinata così come non lo sono la mamma e il papà, che lamentano come le regole sulle quarantene che vengono applicate nelle scuole espongano gli studenti non vaccinati a precise individuazioni, con i rischi di possibili "ritorsioni" da parte del corpo docente e di atti di bullismo dei compagni di scuola che si sono sottoposti alla profilassi contro il Covid 19. 

Il caso riguarda una studentessa dell'Istituto alberghiero "Alberini" di Lancenigo che, come prescritto, era stata messa in quarantena, come il resto della classe, a causa del fatto che erano stati  scoperti due casi di positività. Ma se gli studenti vaccinati hanno potuto fare rientro dietro ai banchi dopo sette giorni, per i non vaccinati le regole in vigore prescrivono un periodo di quarantena di dieci giorni.

«E' evidente - si legge nella segnalazione - che tutto questo contrasta palesemente con l'esortazione inviata il 23 settembre dal Garante al Ministero dell'Istruzione, con cui a quest'ultimo veniva chiesto di sensibilizzare le scuole sui rischi per la privacy derivanti da iniziative finalizzate all'acquisizione di informazioni sullo stato vaccinale degli studenti. Il Garante stesso aveva richiamato l'attenzione del Ministero in questione sull'assoluta priorità di adottare ogni più opportuna iniziativa per evitare possibili conseguenze per i minori, anche sul piano educativo, di ogni direttiva che, violando la privacy dei minori, li esponessero a discriminazioni».

«Purtroppo - prosegue la segnalazione dell'avvocato Capraro - con circolare n. 1218 del 6 novembre  il Ministero dell'Istruzione, senza, a parere di chi scrive, quella doverosa attenzione che il Garante aveva richiesto, ha trasmesso a tutte le istituzioni scolastiche ed educative statali e non statali di ogni ordine e grado, senza alcuna particolare valutazione sotto il profilo della privacy, le "indicazioni" per l'individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da SARS-cov-2 in ambitoscolastico del 28 ottobre  elaborate dall'Istituto Superiore e dal Ministero della Sanità. Tra queste misure differenti vi è una quarantena più lunga per gli studenti non vaccinati rispetto a quelli vaccinati, che di fatto comporta il "palesamento" dei non vaccinati. Cosa impedisce, non solo per la tutela della privacy ma anche e soprattutto per la tutela della salute pubblica, una quarantena a 10 giorni per tutti gli studenti?».

«Tale comunicazione - conclude il documento inviato al garante - motivata da casi covid in classe, espone i ragazzi, come di fatto ha esposto la figlia minore dei miei assistiti, alla precisa individuazione dei non vaccinati e alle conseguenti possibili discriminazioni. In questo modo non solo viene eluso il quadro normativo sulla tutela della privacy richiamato dall'esortazione  del 23 settembre  ma la stessa norma dell'art. 1 del D.L 10.09.2021 n.122 sull'esclusione dall'obbligo di "green pass" degli studenti che accedono alla scuola. Pertanto, al netto delle iniziative anche di carattere penale e civile che i miei assistiti potranno intraprendere, si chiede un doveroso .intervento di codesto Garante per la Protezione della Privacy per evitare il sicuro ripetersi nelle scuole italiane di tali incresciose discriminazioni tra minori».
 

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