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Cronaca Vittorio Veneto

Truffa dei "crediti telefonici", 53enne salvato dalla Legge Cartabia

L'uomo, un residente a San Fior, avrebbe spillato 140mila euro a un anziano che avrebbe avuto problemi psichiatrici. Nel corso del processo è emerso che la presunta vittima non sembrava una persona fragile e quindi il giudice ha riqualificato il reato da circonvenzione di incapace a truffa. Ma non essendoci la querela l'imputato è stato prosciolto

Avrebbe approfittato dello stato psichico non propriamente lucido di un 60enne da cui sarebbe riuscito a farsi dare 140 mila euro per un investimento in una società di diritto lituano che si occupava di crediti telefonici. Ma a dibattimento non è uscita la prova che la presunta vittima fosse in effetti una persona "fragile" dal punto di vista mentale. Così il reato di cui era stato accusato dalla Procura di Treviso - circonvenzione d'incapace - è stato cambiato in quello di truffa. A salvare il cosiddetto “truffatore” ci ha pensato la Legge Cartabia: non essendoci una querela presentata l'uomo è stato prosciolto in quanto l'accusa è stata dichiarata improcedibile.

E' finito così, oggi 18 marzo, il processo che vedeva sul banco degli accusati C.D.N, un 53enne di San Fior (difeso dall'avvocato Alessandra Cadalt). L'uomo, tra l'autunno del 2017 e i primi mesi del 2018, era riuscito a convincere un 65enne di Vittorio Veneto a mettere soldi nelle attività di una società, con sede all'estero, che si occupava di "wholesale" telefonico e di cui lui era l'amministratore delegato. In pratica l'azienda avrebbe dovuto occuparsi della compravendita di credito telefonico su base settimanale. Il traffico acquistato in sostanza sarebbe stato precedentemente venduto e quindi il profitto da realizzare era certo. Ingolosito da guadagni irrealizzabili attraverso altri impieghi il 65enne avrebbe accettato "buttando" nell'affare circa 140 mila euro che però non avrebbero però generato profitti dilapidando il capitale iniziale.

Era stato l'amministratore di sostegno dell'uomo ad accorgersi di quanto era successo. Il 65enne, infatti, aveva ricevuto una grossa somma in eredità ma l'avrebbe sperperata in buona parte attraverso operazioni finanziaria al limite, come ad esempio affidare i propri soldi a Fabio Gaiatto, l'ex portiere d'albergo inventatosi nel 2015 promotore finanziario che attraverso la Venice Investement avrebbe fatto sparire 23 milioni di euro. Così, sulla scorta anche di due ricoveri ospedalieri in psichiatria, i suoi fratelli avevano deciso di mettere sotto tutela le sue attività economiche.

Numerosi conoscenti della presunta vittima hanno confermato a dibattimento che l'uomo non avrebbe dato l'impressione di avere problemi psichiatrici, anzi sembrava del tutto in possesso delle sue capacità. Così il reato è stato derubricato a truffa. Non essendo presente una querela (il 65enne non si era neppure costituito come parte civile) il processo è finito in una bolla di sapone grazie alla riforma voluta dall'ex ministro del governo Draghi.

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