rotate-mobile
Economia

Olivicoltori trevigiani in crisi, la cascola dei piccoli frutti sta decimando la produzione

Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso: "Su 300 mila piante presenti nella Marca quasi 200 mila sono colpite da un fenomeno che resta misterioso"

TREVISO E’ vero dramma per un migliaio di olivicoltori trevigiani alle prese con una spaventosa cascola delle olive e un successivo disseccamento di rami e piante. I piccoli frutti, infatti, stanno cadendo proprio come era successo l’anno scorso. “Su 300 mila piante presenti nella Marca quasi 200 mila sono colpite da un fenomeno che resta misterioso – sottolinea Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso – L’anno passato si era arrivata alla conclusione che fosse un fungo patogeno, esattamente il Phoma, a causare questa cascola. Ora si ritorna da capo. Coldiretti Treviso ha già richiesto a Veneto agricoltura e al servizio fitosanitario regionale la costituzione di un tavolo scientifico per andare in soccorso ad un comparto che ha enormi potenziali di crescita in Veneto”. Coldiretti di Treviso sta annoverando concretamente l’olivicoltura come una di quelle nuove colture che possono costituire un futuro certo di opportunità per le imprese agricole della Marca. E per dare valore a questo proposito ci sono già i primi passi concreti: “Confermo che un ufficio di Aipo, l’associazione dei produttori oleari, aprirà a Paese nella nostra sede provinciale – spiega Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti – L’olivicoltura avrà sicuramente una importanza reddituale per le nostre aziende, ma anche di tipo paesaggistico per tutta la collettività. Questo mistero va svelato al più presto perché la moria dei frutti è davvero drammatica e rischia di azzerare tutti gli sforzi di questi  ultimi decenni di chi ha creduto in questo comparto ripopolando la nostra pedemontana di splendidi olivi. Ora quindi Treviso è pronta a dare supporto e una consulenza adeguata a chi vuol investire in questo settore. Prima però va sconfitta questa malattia che sta attaccando gli olivi di Marca.  Intanto di concerto con AIPO mercoledì presso la Facoltà di agraria di Padova si riunisce un tavolo di analisi e lavoro sul problema con UniPd,servizio fitosanitario regionale, Coldiretti e la stessa Aipo.

CON +49% VOLA OLIO D’OLIVA NEL MONDO Crescita record dei consumi mondiali di olio d’oliva nel mondo che in una sola generazione hanno fatto un balzo di quasi il 49% negli ultimi 25 anni cambiando la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania, sulla scia del successo della Dieta Mediterranea dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti presentata in occasione della presentazione del più grande contratto di filiera per l’olio Made in Italy di sempre, per un quantitativo di 10 milioni di chili ed un valore del contratto di filiera di oltre 50 milioni di euro, sottoscritto da Coldiretti, Unaprol, Federolio e FAI S.p.A. (Filiera Agricola Italiana) che coinvolge le principali aziende di confezionamento italiane, da Farchioni a Monini, da Coricelli a Castel del Chianti e molti altri

“Si aprono enorme potenzialità per la produzione Made in Italy che è il secondo produttore mondiale dopo la Spagna ma che puo contare sul primato qualitativo con 47 olii Dop/Igp riconosciuti dall’Unione Europea e 533 diverse varietà di olive nei 250 milioni di ulivi presenti sul territorio nazionale” ha affermato Coldiretti nel sottolineare che “in Italia 9 famiglie su 10 consumano olio d’oliva tutti i giorni secondo uno stile alimentare fondato sulla dieta mediterranea che ha consentito al Belpaese di conquistare primati mondiali di longevità: tanto che la speranza di vita degli italiani è salita a 82,8 anni, 85 per le donne e 80,6 per gli uomini”.

In Italia lo scorso anno sono stati prodotti 429 milioni di chili di olio a fronte di un volume di importazione che ha superato i 500 milioni, ben i 2/3 sono arrivati dalla Spagna che è anche il primo produttore mondiale con un miliardo di chili. A pesare è ora anche l’ondata di maltempo del 2018 con almeno 25 milioni di piante di ulivo danneggiate dalla Puglia all’Umbria, dall’Abruzzo sino al Lazio con danni fino al 60% in alcune zone particolarmente vocate e la richiesta di rifinanziamento del piano olivicolo nazionale (Pon) da parte dell’Unaprol. Una esigenza per recuperare il deficit italiano con il piano che prevede di aumentare nei prossimi 4 anni la superficie coltivata da poco più di un milione di ettari a 1,8 milioni di ettari anche con l’aumento delle aree irrigue con tecniche innovative di risparmio idrico. Si tratta di potenziare una filiera che coinvolge in Italia oltre 400 mila aziende agricole specializzate con una produzione localizzata per metà in Puglia e a seguire in Calabria e Sicilia, mentre Campania, Lazio e Toscana rappresentano ciascuna una fetta fra il 4% e il 5% dell’offerta nazionale, anche se aree olivicole si trovano anche in altre parti della penisola come Veneto, Umbria, Molise e Lombardia che vanta anche gli uliveti più a nord d’Italia in Valtellina (Sondrio).

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Olivicoltori trevigiani in crisi, la cascola dei piccoli frutti sta decimando la produzione

TrevisoToday è in caricamento