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"Dossieraggi" illegali? Zanoni: «Non mi faccio intimidire né zittire»

Il consigliere regionale che come molte personalità sarebbe stato vittima della raccolta indebita di informazioni personali da parte di una centrale abusiva, spiega di non essere preoccupato dalle novità rimbalzate sui media in questi giorni

Il caso dei cosiddetti «dossieraggi» illegali sul quale indaga la magistratura di Perugia continua a far discutere sia a livello nazionale ma pure a Nordest: poiché sarebbero almeno tre i politici veneti bersaglio di una raccolta indebita di informazioni personali e riservate da parte di una centrale abusiva con base a Roma. Dopo l'approfondimento pubblicato ieri 3 marzo da Vicenzatoday.it in cui la senatrice trissinese leghista Erika Stefani si era detta basita per le novità apprese in questi giorni dai quotidiani, oggi è il consigliere regionale veneto Andrea Zanoni del Pd ad intervenire con un dispaccio durissimo.

«QUALCUNO VOLEVA SCREDITARMI: MA NON CI È RIUSCITO»
«Prendo atto - scrive Zanoni il quale risiede a Paese nel Trevigiano - che il mio nome è nella lista delle persone di cui il finanziere Pasquale Striano avrebbe cercato informazioni, attraverso accesi informatici abusivi. Naturalmente con questa ricerca non ha trovato nulla di interessante sul mio conto. Probabilmente qualcuno voleva screditarmi ma non ci è riuscito. Continuerò a battermi per difendere i cittadini e l'ambiente senza aver paura».

«Apprendo con sconcerto che il nome del nostro consigliere regionale Andrea Zanoni risulta nella lista delle persone su cui il maresciallo della Guardia di Finanza Pasquale Striano, sotto inchiesta per presunto spionaggio, avrebbe cercato informazioni» ha commentato Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Partito Democratico a Treviso. «A nome di tutti i democratici della Marca – continua Zorzi – esprimo la massima solidarietà e vicinanza ad Andrea. Siamo convinti che la Procura di Perugia, guidata da Raffaele Cantone, farà chiarezza e scopriremo così cosa c’è dietro a questo tentativo di spionaggio ai danni di Zanoni. Di certo se l’obiettivo era quello di intimidire lui e la comunità politica di cui Andrea fa parte, posso affermare che questo obiettivo non è stato affatto raggiunto».

«MINACCE ANONIME»
Appresso c'è un passaggio ancor più duro: «La difesa della legalità e la trasparenza sono parte della mia storia. E quando ci espone per difendere con fermezza e costanza i cittadini e l'ambiente è normale che qualcuno possa non gradire. Poi Zanoni fa una rivelazione: «anche recentemente ho ricevuto delle gravissime minacce anonime in seguito alle quali ho immediatamente depositato una querela indirizzata alla magistratura della Marca. Per quanto riguarda le indagini in corso ho piena fiducia nella magistratura di Perugia e naturalmente farò il possibile tramite i miei legali per capire chi ha chiesto al finanziere di interessarsi del sottoscritto. Di certo non mi faccio intimidire».

I DOSSIER SCOTTANTI
Ma quali sono «i dossier scottanti» sui quali Zanoni ha lavorato per anni? Dalla diatriba infinita sulla Superstrada pedemontana veneta, agli illeciti nella regolamentazione e nella gestione delle cave, dal botta e risposta con la maggioranza leghista sulla casa (ora non più) del governatore Luca Zaia,  alla querelle Numeria-Malvestio, per non parlare delle lotte «contro il bracconaggio e le storture del mondo venatorio», fino ad approdare alle magagne ambientali del caso Miteni e del caso Safond. Zanoni peraltro ribadisce di avere già informato i suoi legali per tutelarsi nelle sedi opportune.

IL FILONE SAFOND
Ed è proprio sul filone Safond (una storiaccia di malversazioni ambientali e non solo che ha avvelenato l'Alto vicentino) che si registra una novità rispetto all'inchiesta penale sui cosiddetti dossieraggi, veri o presunti che siano, condotta in queste ore dalla procura perugina. Alla quale ieri è stata inviata una istanza da Riccardo Sindoca, l'ex 007 di Villa del Conte nel Padovano, che ha svelato la presenza del maxi inquinamento da metalli pesanti sotto i terreni della stessa Safond (oggi Silva): una ditta di Montecchio Precalcino che rigenera sabbie di fonderia.

L'ISTANZA
Sindoca, che teme di essere stato bersaglio pure lui della raccolta indebita di informazioni nonché degli accessi informatici non autorizzati da parte della presunta centrale abusiva localizzata a Roma, si è mosso di conseguenza. Ed ha chiesto lumi in questo senso al procuratore capo di Perugia Raffaele Cantone. Detto in altri termini Sindoca, con la sua istanza, chiede all'ufficio dello stesso procuratore se e perché anche l'ex 007 del controspionaggio Nato sia stato oggetto di qualsivoglia condotta illecita riferibile all'inchiesta in corso nel capoluogo umbro. Il che, ove sussistano gli elementi del caso, potrebbe essere il preambolo dell'ingresso del padovano nell'inchiesta come parte offesa. «Voglio capire - spiega Sindoca ai taccuini di Vicenzatoday.it - se sono stato attenzionato senza titolo e se così fosse perché e con quali finalità».

Ma perché Sindoca, che oggi opera come consulente in criminologia e la cui vicenda personale è spesso al centro dell'attenzione dei media, ha deciso di indirizzare quella istanza? Dal quotidiano La Verità in edicola ieri infatti si era appreso che tra i soggetti indebitamente bersagliati dalla raccolta inopinata di informazioni c'è Cecilia Marogna. Finita al centro del cosiddetto affaire Becciu, Marogna (la quale ha un passato di collaborazione con l'intelligence vaticana e non solo) ha scelto Sindoca quale procuratore personale.

LA DENUNCIA DEI DUE AVVOCATI TRA SCENARI E RETROSCENA
I legali di Marogna sono invece Giuseppe Di Sera e Fiorino Ruggio. Anche questi ultimi due mesi fa avevano denunciato una illecita attività «di dossieraggio» nei loro confronti che all'epoca fece molto clamore nel Belpaese. Più in generale, almeno stando ai boatos che giungono dai palazzi romani, pare che la centrale, abusiva o meno che sia, finita al centro dell'attenzione della procura perugina non sia che una cellula di un sistema più vasto del quale sarebbero a conoscenza anche altre procure. Di più, molto più lungo sarebbe l'elenco delle personalità oggetto delle attenzioni non dovute, perchè non autorizzate, da parte di anonimi profilatori. In questo contesto va considerato il fatto che Cantone, anche in modo irrituale peraltro, abbia chiesto di essere ascoltato dal Copasir, ossia dall'organismo parlamentare che vigila sull'attività dei servizi segreti italiani. Cantone ha anche domandato di essere ascoltato pure dalla Commissione antimafia: stesse richieste sono state formulate pure dal procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo.

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