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Centri per il cambio sesso, manifesti contro Zaia all'ex Gil

Blitz di Casapound all'ingresso della biblioteca comunale di Treviso: il Governatore del Veneto affiancato al Ddl Zan e chiamato "compagno" con una scritta in russo. «Istituzioni scollegate dalla realtà»

Gigantografie che accostano il Governatore Luca Zaia al ddl Zan chiamandolo "Compagno" sono state affisse nella notte sui muri di diverse città venete, tra cui Treviso (all'ingresso della biblioteca comunale all'ex Gil). L'azione, firmata CasaPound, si riferisce alla decisione del consiglio regionale di creare un centro pubblico per assistere "persone affette da disturbi di identità di genere", un centro regionale per il cambio sesso.

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Il commento

«La decisione del consiglio regionale - dichiara Casapound in una nota con cui ha rivendicato il blitz - approvata con il voto unanime di destra e sinistra, è l'ennesima dimostrazione di quanto le istituzioni siano ormai scollegate dalle reali necessità dei cittadini. La follia dello stanziamento di energie pubbliche per incentivare pratiche mediche che riguardano una drastica minoranza della cittadinanza ci lascia basiti a maggior ragione se la promozione di questa iniziativa arriva proprio dalla destra al governo in regione. Una destra che si fa promotrice di valori tradizionali per poi piegarsi alle logiche di battaglie lgbt tanto care ai suoi oppositori politici, e che soprattutto avrebbe ben altre esigenze concrete di cui occuparsi, a partire dalle attese folli per ricevere le più basilari cure mediche della sanità pubblica regionale, o dal problema della mancanza di un numero adeguato di medici di base che causa una mancata copertura sanitaria in ampie zone della regione ed un sovraccarico sui medici con anzianità di servizio. Oltretutto dubitiamo che un qualsiasi elettore medio della lega voti Luca Zaia per dargli mandato rispetto a politiche o, peggio che peggio, a realizzazioni di strutture per percorsi transgender. Probabilmente qualcuno sta facendo i suoi calcoli rispetto all'ineleggibilità per un terzo mandato e tenta di accreditarsi a sinistra per l'approdo su un qualche altro tipo di palcoscenico, magari nazionale. Così fosse, da un punto di vista della deontologia elettorale, sarebbe un'operazione piuttosto cinica. Se destra e sinistra sono ormai intercambiabili nel programma politico - conclude la nota - ci domandiamo a che serva votare. Tanto i bisogni reali dei cittadini verranno sempre in secondo piano per le istituzioni, ormai riunite sotto la bandiera di un unico schieramento: quello del pensiero unico».

La replica

La replica del Coordinamento Lgbte di Treviso non si è fatta attendere: «Fa orrore la strumentalizzazione politica e ideologica per quella è stata una decisione di civiltà della Regione Veneto, votata all’unanimità dalla giunta di palazzo Balbi. Una decisione, quella di individuare nell'Università di Padova un centro di riferimento regionale per la rettificazione di attribuzione di sesso, che arriva a 30 anni dalla norma in materia. Una strumentalizzazione becera, quella che attraverso manifesti che attaccano il presidente del Veneto, non contempla quanta sofferenza e dolore tale inerzia istituzionale abbia causato in questo lungo tempo e quanto sia per nulla ideologico il percorso di cambio di sesso che le persone intraprendono e per le quali il sistema pubblico ha il dovere di dare sostegno e precedere e attivare servizi e strutture sanitarie adeguate. Persone che, ricordiamo agli artefici dei manifesti, sono cittadini e cittadine, sono lavoratori e lavoratrici, sono contribuenti, professionisti, sono famiglie». Questo il commento del coordinamento di Treviso alla notizia dell’affissione alla biblioteca comunale del capoluogo di manifesti che vedono ritratto il presidente della Regione attaccato per l’assunzione della delibera dello scorso 8 marzo.

«L'attacco di Casapound nei confronti del Presidente della Giunta regionale è l'ennesima conferma che c'è ancora molto da fare nella nostra Regione per scardinare il pregiudizio e la discriminazione. Non possiamo che manifestare solidarietà al Presidente Zaia e ribadire che insisteremo con forza sulla strada dei diritti e dell'inclusione». Così le consigliere regionali Erika Baldin, del MoVimento 5 Stelle, e Cristina Guarda, di Europa Verde. «Istituire un centro regionale per il cambio di sesso non è stata soltanto una scelta di civiltà, come ha dichiarato il presidente Zaia, ma anche un atto dovuto perché previsto per legge. Finalmente la Giunta regionale ha raccolto le esigenze già più volte espresse dalle opposizioni in Consiglio regionale in termini di politiche sanitarie di ascolto e assistenza alle persone transgender. Si tratta di un passo importante, nonostante arrivi in ritardo di qualche decennio. Ora, di fronte alle provocazioni di Casapound giunte come sempre nella notte, il Veneto reagisca con coraggio approvando le carriere alias nelle scuole e attivando i centri antiviolenza per le persone transgender» concludono le consigliere.

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