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Capitale Italiana della Cultura 2026, trionfa L'Aquila

Treviso aveva presentato, lo scorso 5 marzo, il dossier dal titolo “I sensi della Cultura”. A Roma il sindaco Mario Conte con il direttore dei Musei Civici di Treviso, Fabrizio Malachin

E' L'Aquila la Capitale Italiana della Cultura 2026. La proclamazione da parte del ministro della cultura Gennaro Sangiuliano è avvenuta stamattina, 14 marzo, nella Sala Spadolini del Ministero della Cultura. La città abruzzese trionfa sulle altre candidate ovvero Agnone (Isernia), Alba (Cuneo), Gaeta (Latina), Latina, Lucera (Foggia), Maratea (Potenza), Rimini, Unione dei Comuni Valdichiana Senese (Siena) e Treviso. In sala era presente anche il sindaco di Treviso Mario Conte, accompagnato dal direttore dei Musei Civici di Treviso Fabrizio Malachin.

«Faccio i complimenti all’Aquila per il titolo di Capitale Italiana della Cultura 2026. Noi ce l’abbiamo messa tutta. Ci tengo a ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla redazione di un dossier comunque importante per visione e contenuti. Per noi sarà un punto di partenza. Ci sentiamo comunque una Capitale della Cultura e vogliamo realizzare quanto scritto nel nostro progetto. Ci uniremo tutti insieme, come comunità, per raggiungere obiettivi ambiziosi e far crescere la nostra Città. Gli obiettivi dell’agenda Onu 2030 prevedono di prendersi cura della comunità attraverso la cultura, anche per superare le diseguaglianze e intendiamo arrivare fino in fondo. Desidero ringraziare il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, che sin dal primo momento ci ha dimostrato la sua vicinanza e il suo sostegno, portando il suo contributo anche nel corso dell’audizione finale. Lui per Treviso c’è sempre stato». Così il sindaco Mario Conte dopo la cerimonia di proclamazione della Capitale Italiana della Cultura 2026, che ha premiato L’ Aquila.

IL VIDEO DELLA PROCLAMAZIONE

L’audizione della Città di Treviso si era svolta martedì 5 marzo, nel corso della quale era stato presentato il dossier dal titolo “I sensi della Cultura”. Il progetto di candidatura si fonda, in connessione organica con le vicissitudini storiche, le intuizioni imprenditoriali e le condizioni ambientali della Marca gioiosa et amorosa, su un’attenzione ai molteplici sensi della cultura: il senso come “significato”, il senso come “direzione”, il senso come “percezione”. Al centro della candidatura la sostenibilità, la bellezza, la musica, i giovani, la natura, la “trevigianità”. 

«Ci abbiamo creduto e abbiamo portato avanti questo progetto con tutte le forze che Treviso e il Veneto meritano. Non aver ottenuto il massimo podio in questa corsa, però, non nega la bontà delle sinergie messe in campo e di una progettualità che ha fatto selezionare la città tra le finaliste. Il lavoro fatto non si esaurisce perché sarà certamente volano per nuove prospettive e una sempre maggior valorizzazione del nostro territorio grazie al grande impulso di questa esperienza. Ringrazio il Sindaco Conte per l’energia con cui ha portato avanti questo lavoro e tutti quelli che hanno collaborato, dimostrando visione del futuro, dedizione, preparazione e genialità». Con queste parole il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, accoglie la notizia che L’Aquila, è stata proclamata Capitale italiana della Cultura 2026, titolo per cui è giunta in finale anche la veneta Treviso. «Esprimo le mie congratulazione alla bella citta dell’Aquila – conclude Zaia -. Dal canto nostro abbiamo la consapevolezza di aver concorso con un vero scrigno, prezioso per il suo patrimonio storico artistico, il suo passato ed il suo presente: un cuore pulsante che oggi si esprime culturalmente con 11 musei, 10 biblioteche, 5 teatri, 60 grandi eventi tra cui 5 premi letterari. Una città in questo caso non vincente ma certamente sempre avvincente».

I complimenti di Rocco Siffredi a L'Aquila

«Da abruzzese, la vittoria di L'Aquila come Capitale della cultura italiana mi fa enormemente piacere. La vorrei conoscere meglio». È il commento, raccolto dall'agenzia Adnkronos, dell'attore hard Rocco Siffredi, originario di Ortona, che così commenta la proclamazione del capoluogo regionale d'Abruzzo come Capitale della Cultura 2026.

Villanova (Lega): «Rivedere i criteri di assegnazione del titolo»

«Complimenti a L'Aquila, una vittoria che comunque molti davano per certa. Dispiace però per Treviso, candidatura autorevole per tutto il Veneto. Sapevamo che sarebbe stata durissima, ma nessuno può togliere i grandi meriti di chi ha lavorato al dossier». Lo afferma Alberto Villanova, capogruppo Lega-Liga veneta in regione dopo la proclamazione del L'Aquila come Capitale della cultura. «Il dispiacere è doppio perché sarebbe stata la prima città Veneta ad ottenere il titolo, nonostante le finaliste venete negli ultimi anni non siano mancate: Pieve di Soligo, Vicenza e Chioggia. Forse il Veneto è sfortunato. O forse- afferma Villanova- potrebbe essere utile una riflessione sulla formula adottata. Una competizione che spesso porta a confronto città molto diverse, per dimensioni e storia. Roma gestisce già oggi tutto dal centro. E allora tanto vale nominare direttamente le vincitrici, così da evitare la spiacevole impressione che qualcuno possa essere secondo a qualcun altro, limitando così la nomination a una mera competizione come fosse un campionato di calcio». Treviso «ci ha provato fino all'ultimo, preparando un dossier forte e importante. Treviso meritava questo titolo e arrivare comunque tra le finaliste è stato un traguardo importante» aggiunge il consigliere trevigiano di Lega-LIga veneta, Roberto Bet. «È stata eletta L'Aquila ma comunque Treviso, il capoluogo della nostra amata Marca Trevigiana si è difesa benissimo. Bene ha fatto comunque il ministero della Cultura a dare continuità alle finaliste con dei progetti ad hoc. E ora il progetto di valorizzazione di Treviso «potrà- dice Bet- essere in ogni caso portato avanti magari intercettando altri fondi» e con lo sguardo alle Olimpiadi del 2026

Pelloni (Pd): «Non sprechiamo il lavoro fatto, realizziamolo comunque»

«Complimenti a L'Aquila per essere stata scelta come Capitale Italiana della Culturale 2026» ha commentato il consigliere comunale Stefano Pelloni (Pd)«Come nel 2018 con il sindaco Manildo, Treviso è arrivata fra le dieci finaliste ma purtroppo non è riuscita a vincere lo sprint finale. C'è sicuramente l'amarezza di un'occasione mancata, ma prima di ogni analisi penso che vadano fatti i complimenti al sindaco Mario Conte per averci creduto e aver portato avanti questa candidatura, a tutti i dipendenti del Comune e al team di associazioni che hanno contribuito alla redazione del dossier. Ora viene la parte più bella e più difficile: provare a non sprecare il lavoro fatto, ma anzi valorizzarlo e realizzarlo comunque, per quanto possibile. Sarebbe bello se questo questo dossier potesse essere la base di una riflessione più ampia e aperta alla cittadinanza e alle forze politiche (minoranza compresa…) sulle prospettive e le opportunità per il sistema culturale trevigiano. La sfida dovrà essere quella di arricchire e migliorare questo progetto, perché su questo fronte Treviso ha bisogno di un rilancio. Lo abbiamo sempre detto, comunque vada la candidatura, dev'essere un punto di partenza non un traguardo. Capitalizziamo tutto l'entusiamo e le energie che in città si sono sviluppate attorno a questo progetto. Del resto non c'è due senza tre, lavoriamo insieme e sono sicuro che, al terzo tentativo, Treviso potrà essere Capitale Italiana della Cultura!».

De Nardi: «Ora serve un bel piano strategico»

«Questo annuncio non mi tocca più di tanto. Sarebbe stato molto bello vincere, ma credo sia più importante lavorare davvero bene, con o senza titoli» ha commentato il consigliere comunale di minoranza Giorgio De Nardi «Finalmente da inizio 2024 in Giunta abbiamo un'assessora dedicata alla Cultura, è competente ed esperta di Pubblica Amministrazione. Il suo inizio mi è parso promettente e in coppia con il Presidente della 4^ Commissione Consigliare Gigi Caldato credo possa fare un ottimo lavoro per la città, se il Sindaco darà loro un sostegno coerente con gli obiettivi. Nell'ultima riunione si è parlato molto di come si vuole intendere la cultura, di come riuscire a finanziarla meglio, di come riorganizzare ed efficientare la struttura delle innumerevoli associazioni e fondazioni presenti sul territorio. E' sicuramente importante il come, ma penso che prima vada deciso il cosa. Secondo me il primo passo, da fare nel modo più partecipativo possibile, è analizzare bene gli asset di Treviso, ciò che la rende diversa e unica rispetto alle altre città (as is), pensare dove la vogliamo portare (to be) e infine mettere giù un bel piano strategico per arrivarci con tempi, risorse, iniziative, azioni ecc (how to). E qui entra in campo la politica e il Sindaco: obiettivi e piano strategico comportano delle scelte di lungo periodo mentre la politica dominante privilegia il consenso a breve termine, le "caramelle per tutti". Un esempio: è meglio finanziare le associazioni che portano più voti alle prossime elezioni o chi è funzionale a far decollare la nostra città nel futuro? In sostanza, va preferito l'uovo oggi o la gallina domani? A forza di mangiare le uova deposte giorno per giorno non abbiamo più fatto crescere galline. Questa è la grande responsabilità della politica: non si guarda al futuro ma al momento, la tattica ha preso il sopravvento sulla strategia. Dall'assessora De Gregorio e dal Presidente Caldato attendo con apertura e massimo spirito collaborativo gli sviluppi per capire dove si vuol portare Treviso nel mondo della cultura con decisioni, fatti concreti e risultati veri. A maggior ragione ora che il titolo è sfumato e urge impostare un rigoroso e intelligente lavoro di ristrutturazione e rilancio dell'esistente per far decollare la nostra città».

Capitale della cultura, Calesso: «Riproviamoci, tutti insieme»

«Credo che, come a me, dispiaccia a tutti i trevigiani che la nostra città non sia stata scelta come capitale italiana della cultura per il 2026 e penso anche che l’unica cosa da non fare sia cercare le “colpe”, i “responsabili”, all’interno e all’esterno dell’amministrazione comunale. Non l’ho fatto quando nella stessa situazione si è trovata l’amministrazione Manildo e non lo faccio adesso, anzi ringrazio tutti coloro che si sono spesi per la candidatura» spiega Gigi Calesso, esponente di Coalizione Civica per Treviso «Mi pare, tra l’altro, che la mancata individuazione come capitale della cultura non sia il problema principale della città. I senzatetto mai così numerosi, lo smog che avvelena l’aria, la solitudine, il disagio, la marginalità di giovani, anziani, famiglie, il cemento e l’asfalto che divorano il territorio cittadino: a me questi sembrano problemi molto più gravi e urgenti da affrontare. Penso che questo non sia il momento di trovare i "colpevoli" ma di costruire un percorso che coinvolga veramente l’intera città per riproporre la candidatura a capitale italiana della cultura con tutta l’energia che i trevigiani hanno a disposizione, aumentando coì le possibilità di vittoria. Mi permetto, quindi, di evidenziare alcuni aspetti del dossier presentato che non mi convincono e che richiederebbero una modifica dell’impostazione complessiva della proposta. Mi sembra, infatti, che dalla lettura del dossier emerga una debolezza a livello di “rigore scientifico”, sacrificato alla determinazione a enumerare una miriade di eventi, di iniziative che non hanno alcun filo conduttore, alcuna organicità ma “riempiono” le pagine del dossier senza aggiungere nulla a quello che la città già vive, capitale della cultura o meno che sia… Non avrebbe avuto maggior peso, solo per fare un esempio, proporre Treviso come la "città della cultura dell’immagine", viste le numerose iniziative che caratterizzano la nostra città in questo ambito, dagli affreschi di Tomaso da Modena al Comic Book Festival, dal lavoro degli Alcuni alla raccolta Salce? Non sarebbe stato meglio dare maggiore spazio alle raccolte dei musei civici e degli altri musei cittadini che costituiscono un patrimonio prezioso? Certo, tutto questo avrebbe richiesto una maggiore attenzione scientifica ai beni culturali presenti nel territorio e si sarebbe prestato meno alla logica da “joie de vivre” che pare caratterizzare il dossier, a metà strada tra l’”attrazione” (quante volte abbiamo parlato di “Trevisney”) e l’enogastronomia, citata decine di volte nel documento? Perché, almeno secondo me, i capolavori della cultura nascono dalla riflessione, dal dolore, dalla tragedia almeno quanto nascono dalla gioia e molto più che dalle espressioni del benessere. Ecco, in questo dossier mi pare mancare la “cultura” come fatica del pensiero, della creatività, come capacità critica nella lettura del mondo in cui viviamo. Un solo esempio: nelle numerose citazioni dell’attività imprenditoriale perché non c’è un solo cenno alle situazioni di sfruttamento del lavoro o di inquinamento dell’ambiente che ogni giorno ci interrogano, “disturbano il quieto vivere” e su cui non manca certo la produzione culturale nel nostro territorio? Lavoriamoci insieme, l’amministrazione coinvolga tutta la città, per vincere alla prima occasione!».

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