rotate-mobile
Attualità

Imprese trevigiane: «Persi oltre 130 milioni in esportazioni verso Russia e Ucraina»

L'analisi di Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Treviso: calano macchinari, apparecchiature elettriche e i mobili. Treviso seconda provincia in Veneto per export: da aprile 2022 a settembre 2023 registrata una perdita secca del 21,8%. Casartigiani intanto propone la revoca delle sanzioni

L’export della Marca verso Russia e Ucraina ha perso 131.668.775 euro, con un calo del 21,8% a causa della guerra ancora in corso. È questo il dato che emerge a due anni dall’aggressione della Russia all’Ucraina. Un brusco risveglio per le imprese esportatrici trevigiane, che da sole fatturano il 24,3% dell’export veneto, seconda migliore provincia in regione.

«Da febbraio 2022 a settembre 2023 - spiega Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana - si è passati da 605.164.281 euro di esportazioni a 473.495.506 euro, con una perdita secca del 21,8%». Il calo più significativo si è registrato sul mercato russo, che prima della guerra comprava prodotti “Made in Treviso” per 470.264.234 euro, ora scesi a 367.110.759 euro. «La Russia resta tra i più grandi estimatori dei nostri prodotti di punta del lusso», sottolinea il presidente Bernardi, «dalla moda agli accessori del distretto calzaturiero, dall’alimentare con i prodotti enogastronomici di eccellenza sino all’arredamento con la produzione di mobili di lusso e complementi d’arredo di design. Ma anche il settore dell’automazione-meccanica è fortemente impattato da questa situazione». Un euro su quattro esportato nei due mercati (26,1%) riguarda i macchinari e attrezzature che registrano un calo del 31,5% rispetto ai 18 mesi precedenti. Seguono gli articoli della Moda (tessile, abbigliamento, calzature e occhiali) che pesano per il 23,2%. Calano, invece, in modo importante i mobili -39,2% e le apparecchiature elettriche -54,9%.

Sul fronte delle importazioni, vero e proprio tonfo per i prodotti russi, crollati in 18 mesi da 24.129.002 euro a soli 7.098.970 euro, meno 70,6%. Performance migliori per le importazioni ucraine, che si sono contratte del 5,5%, attestandosi a 25.410.299 euro, con una perdita di 1.469.617 euro. «I segnali di vitalità delle nostre imprese - riflette il presidente Bernardi - vanno incoraggiati con uno sforzo altrettanto energico da parte di chi guida il Paese per modificare un contesto spesso ancora ostile alla libertà d’iniziativa economica. Occorre realizzare il giusto equilibrio tra le scelte di rigore e le indispensabili opzioni per la crescita, puntando sull’ambizione di una visione strategica complessiva che valorizzi i nostri punti di forza e rimuova le criticità che sopportiamo da anni. Vanno sostenuti gli investimenti e l’occupazione con un’azione su più fronti e utilizzando i molteplici strumenti del “pacchetto manovra”, a partire dalla piena realizzazione del Pnrr».

Casartigiani: «Revocare le sanzioni contro la Russia»

La “profezia” di Casartigiani si è purtroppo avverata. A due anni dallo scoppio della guerra in Ucraina, che è stata il preludio di una difficile crisi nelle relazioni globali, gli effetti delle sanzioni decise in Europa nei confronti della Russia non si sono visti: «Anzi», commenta il direttore di Casartigiani Treviso Salvatore D’Aliberti, «questi che sulla carta dovevano essere strumenti per scoraggiare la Russia dalle proprie strategie di guerra si sono rivelati un’arma a doppio taglio che ha finito per danneggiare l’economia del nostro paese». L’associazione trevigiana che rappresenta piccole e medie imprese aveva pubblicamente chiesto un’inversione di rotta alla politica regionale e nazionale già nel 2022, all’indomani dello scoppio della guerra: «La reazione dell’Europa in quel caso è stata più che scomposta» commenta oggi D’Aliberti «il calo dell’export registrato nel frattempo, nel giro di due anni, è davvero pesante. In primis perché si tratta di un costo che si è rivelato totalmente inutile rispetto alle finalità dichiarate da chi ci governa: anziché addivenire a una soluzione pacifica del conflitto, che tutti continuiamo ad auspicare avvenga il prima possibile, la guerra continua con le sue atrocità quotidiane e il regime di Putin non sembra affatto in difficoltà. In seconda battuta a pagare queste scelte sono state molte piccole e medie imprese del territorio che, in una fase già difficile gravata dall’innalzamento dei costi energetici e dall’onda lunga del Covid, hanno dovuto rinunciare a quote significative di export, soprattutto nel campo del lusso e dell’alimentare». Alla luce di questa situazione D’Aliberti rinnova il proprio appello ai politici regionali e nazionali: «Si deve lavorare per la pace» commenta «con gli strumenti più opportuni, e si devono quanto prima revocare le sanzioni, che stanno soggiogando il tessuto economico delle nostre imprese».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Imprese trevigiane: «Persi oltre 130 milioni in esportazioni verso Russia e Ucraina»

TrevisoToday è in caricamento