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Pasqua, appello del Vescovo Tomasi: «L'Europa diventi casa di pace»

Domenica 17 aprile grande partecipazione alla messa in Duomo a Treviso. Il Vescovo dedica l'omelia al conflitto in Ucraina: «Anche se la violenza sembra forte, verrà sconfitta da sé stessa»

Pasqua a Treviso: domenica mattina, 17 aprile, il Vescovo Michele Tomasi ha celebrato in Duomo la messa pasquale alla presenza di decine di fedeli. Al centro dell'omelia il conflitto in Ucraina e un messaggio di speranza e pace.

«In questi nostri tempi inquieti e dolorosi - esordisce il Vescovo - non reggono più le sicurezze che ci eravamo costruiti, la fede ingenua in una bontà conquistata dall'umanità, nell’impossibilità del ritorno, anche nella nostra pacifica Europa, alla barbarie della guerra. Invece ecco di nuovo irrompere la ragione irragionevole della forza bruta che porta all’arbitrio del più forte, la lotta del tutti contro tutti. È doloroso, ma non ci sorprende: la guerra in Europa è solo l’ultima di una serie che continua ad insanguinare ogni parte del mondo. La violenza e la sopraffazione sono all’ordine del giorno a tantissimi livelli, la precarietà e la fragilità della vita ci sono ormai quotidianamente presenti attraverso le vicende della pandemia, la diseguaglianza sembra essere inevitabile corollario di ogni attività umana. Niente di nuovo sotto il sole, dunque» commenta il Vescovo.

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«Noi siamo qui ora perché siamo in una tradizione ininterrotta di persone che hanno creduto nella parola, nei sacramenti, nella comunità, nei poveri, nei piccoli e nei fragili, nelle vicende della vita. Il nostro augurio di buona Pasqua diventa, allora, l’atto più forte e rivoluzionario che possiamo compiere, se è animato e mosso dalla fede nella vittoria di Cristo sul male e sulla morte. Se Cristo è davvero risorto, allora possiamo sperare. Allora c’è una forza di vita nella nostra esistenza, allora la speranza non è un’illusione. Allora ci si può impegnare a favore del bene, allora vince la vita. Anche se non sembra. Anche al cospetto di chi pensa di costruire, in un delirio di onnipotenza, la vita su lutti e macerie: anche se la violenza sembra forte, essa è sconfitta da sé stessa, perché genera solamente atti di morte. Il vero realismo diventa allora la fede nella vita, il perdono reciproco, la fraternità vissuta come dono e benedizione, l’impegno per prendersi cura gli uni degli altri, la fatica di rimanere fedeli nell’amore, il continuo sforzo di disarmare i cuori, le menti, le coscienze. La fiducia nella costruzione di un’Europa autentica casa di pace» conclude Tomasi.

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