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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Metalmeccanici, scatta lo sciopero nazionale: braccia incrociate per quattro ore

Per i sindacati delle tute blu, il Governo deve trovare una risposta alla necessità sempre più urgente di strategie e politiche industriali, di conseguenti importanti investimenti pubblici condizionati alla tenuta sociale che traguardi nuova e buona occupazione

Quattro ore di sciopero a fine turno per la giornata del 7 luglio. Alla proclamazione della mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici annunciato dalle sigle nazionali dei metalmeccanici hanno aderito FIOM CGIL, FIM CISL e UIL UILM di Treviso. Rilancio industriale e dell’occupazione, investimenti e transizione sostenibile, risoluzione delle grandi crisi aziendali del Paese. Queste le questioni sul piatto e le richieste avanzate al Governo dai Sindacati. Il comparto, a livello provinciale, conta circa 45mila addetti.

Per il settore sono sempre più urgenti interventi di politica industriale che ancora non si vedono da parte dell’attuale Governo e senza i quali la condizione economica, industriale e sociale del Paese, già caratterizzate da prospettive di particolare incertezza e precarietà, rischia di peggiorare. Dal livello nazionale a quello territoriale, per i Sindacati dei metalmeccanici è necessario rimettere al centro il lavoro nell’industria metalmeccanica e impiantistica, perché la transizione ecologica e digitale si fa con le lavoratrici e i lavoratori, altrimenti il rischio è quello di aggravare la loro condizione già appesantita da pandemia, crisi energetica e delle forniture, instabilità geopolitica e dei mercati e da un alto livello di inflazione, che erode il potere di acquisto dei salari.

Ecco perché le Sigle dei metalmeccanici di FIOM CGIL, FIM CISL e UILM si mobilitano per rivendicare il ruolo del pubblico, a partire dalle responsabilità del Governo che è chiamato a produrre un grande sforzo anche in sede di Unione Europea. A maggior ragione in uno scenario internazionale nel quale Usa e Cina stanno intensificando i propri sforzi per agire un ruolo di leader nell’ambito delle tecnologie future, con un dispiegamento di risorse economiche senza precedenti. Per i sindacati delle tute blu, il Governo deve trovare una risposta alla necessità sempre più urgente di strategie e politiche industriali, di conseguenti importanti investimenti pubblici condizionati alla tenuta sociale che traguardi nuova e buona occupazione.

L’industria metalmeccanica è centrale in Veneto e nella Marca. Sono indispensabili strategie industriali che impediscano delocalizzazioni, acquisizioni finalizzate esclusivamente a creare valore e dividendi agli azionisti che spesso producono desertificazione industriale. È fondamentale allora un più forte ruolo dello Stato nei settori considerati strategici e ad alto contenuto tecnologico. Negli ultimi anni, infatti, la carenza di microchip e altri componenti tecnologici ha fortemente rallentato la produzione industriale e la capacità di molte imprese di rispondere al mercato. La necessità è quella di politiche industriali chiare, a partire dai tavoli di crisi aperti.

Nel settore dell’automotive, nonostante il leggero aumento della produzione con 400mila auto prodotte in un anno, si è ben lontani dal livello produttivo di 1,5 milioni di auto e il trend è in calo costante negli ultimi 20 anni, con conseguenze sull’occupazione. I ritardi negli investimenti nella transizione ecologica, se non programmata e non gestita adeguatamente, metteranno a rischio ulteriori 70mila posti di lavoro. In particolare, stiamo registrando ricadute occupazionali per i lavoratori dell’indotto. Nel segmento dell’installazione di impianti, le continue gare al massimo ribasso e l’assenza delle clausole di salvaguardia sociale stanno letteralmente minando il settore. Nell’elettrodomestico, dopo un aumento consistente della produzione negli anni della pandemia, il settore sta facendo registrare un nuovo e significativo calo, e deve essere al centro di politiche di reshoring e di rilancio degli investimenti tecnologici e sui prodotti.

«Non abbiamo informazioni rispetto agli annunciati cambiamenti societari delle multinazionali, come Electrolux, né garanzie sulle prospettive industriali e occupazionali» sottolineano Enrico Botter, Alessio Lovisotto e Stefano Bragagnolo, segretari generali territoriali di FIOM CGIL, FIM CISL e UIL UILM. «La progettazione, inoltre - concludono i tre segretari - deve anche prevedere un contenuto sociale, per sostenere, accompagnare e aumentare l’occupazione, migliorare le condizioni di lavoro, ridurre l’impatto ambientale, promuovere modelli di partecipazione dei lavoratori alle scelte delle imprese e il miglioramento di salute e sicurezza. Le lavoratrici e i lavoratori devono potere partecipare a questo processo e devono poter vedere quale sia l’approdo finale. Le loro intelligenze devono essere valorizzate».

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