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Veglia diocesana per i migranti morti in mare: «In dieci anni 26mila vittime»

Venerdì 29 settembre, in Casa della Carità a Treviso, la serata "Ascoltiamo il silenzio" in ricordo di tutte le persone morte durante i loro viaggi verso l'Europa. Il Vescovo Tomasi: «Invito alla condivisione per far crescere convivenza e sicurezza»

Un momento di preghiera con il Vescovo Tomasi diventato ormai tradizionale, quello vissuto venerdì sera, 29 settembre, in Casa della Carità a Treviso, promosso dalla Caritas diocesana. "Ascoltiamo il silenzio" il titolo della serata di parole, musica, buio e luce, e anche silenzio, per ricordare tutti quei migranti che sono morti nel loro viaggio di speranza.

«Questa sera facciamo memoria dei 26mila morti e dispersi nel Mediteranno nel tentativo di raggiungere l’Europa dal 2013 ad oggi » ha detto la guida all’inizio della serata. "Migrare dovrebbe essere sempre una scelta libera, ma di fatto in moltissimi casi, anche oggi, non lo è. Conflitti, disastri naturali, o più semplicemente l’impossibilità di vivere una vita degna e prospera nella propria terra d’origine costringono milioni di persone a partire” ha scritto papa Francesco nel suo Messaggio per la 109esima giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 24 settembre. Invitati a deporre le parole che alimentano muri di divisione, indifferenza, individualismo e insicurezza, i partecipanti hanno potuto ascoltare la Parola di Dio che fa germogliare comunione e rende desiderosi di costruire ponti di giustizia e di pace: accanto al brano del Vangelo con il racconto del buon Samaritano, è stato Lamin, accolto dalla Caritas 12 anni fa, che oggi ha una casa, una famiglia e un lavoro, a leggere la Sura 1 del Corano, una invocazione ad Allah affinché guidi il devoto sulla retta via. La prima parte della preghiera si è svolta nel buio, poi illuminato dalle candele accese dal Vescovo, dai suoi vicari e dal direttore della Caritas, don Davide Schiavon, e via via da tutti i presenti. Ed ecco emergere parole nuove, in cui è la particella “con” a prevalere: condivisione, compassione, conforto, come quelle vissute dal buon samaritano della parabola, che soccorre l’uomo ferito dai briganti lungo la strada. Sul brano si è soffermato il Vescovo, nella sua riflessione, chiedendosi che cosa sia cambiato dalla veglia dello scorso anno, e constatando che, purtroppo, è cresciuto il numero dei morti nel Mediterraneo e lungo le altre rotte delle migrazioni, e l’indifferenza verso coloro che sbattono contro i muri, anche nelle nostre città; e poi la domanda, invece, se noi siamo diventati più solidali, più accoglienti e più misericordiosi.

Ascoltiamo il silenzio 23-2

Il messaggio del Vescovo

«Preghiamo perché la divisione che c’è tra opinioni, diventi ‘con-divisione’, di ciò che abbiamo e siamo. E come il buon samaritano scopriremo che abbiamo sempre qualcosa da donare: non mancheranno i 5 pani e i 2 pesci e la presenza viva di Cristo che si lascia spezzare per essere condiviso, l’unica divisione che diventa moltiplicazione. Ed è questa condivisione di noi stessi e di ciò che abbiamo che alimenta la sicurezza e non la paura e l’insicurezza». E poi l’invito a «cercare l’appello che è nello sguardo di tanti fratelli e sorelle, per condividere, per compatire, per dare e trovare conforto, l’invito a pregare perché il nostro cuore esploda di fronte alle richieste della storia e cambi il nostro modo di pensare e agire, così che l’anno prossimo, quando ci ritroveremo, non sia aumentato il numero dei morti, ma piuttosto la condivisione, la compassione, l’amore».

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