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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Vaccini ai donatori di sangue e plasma: «Aspettiamo il nostro turno»

Giorgio Brunello, presidente di Avis Veneto: «Chiediamo però che possano essere vaccinati al più presto tutti i volontari addetti all’accoglienza dei donatori e all’attività associativa»

I donatori di sangue e plasma hanno garantito e continuano a garantire in Veneto, durante questa lunga pandemia, un livello essenziale di assistenza. Da subito hanno seguito, in maniera esemplare, regole e protocolli, diventando di fatto dei testimonial di corretti comportamenti per il bene del prossimo. Il sistema trasfusionale, da parte sua, si è prontamente attivato per garantire loro la massima sicurezza con la raccomandazione di prenotare la donazione, disposizioni periodicamente aggiornate e percorsi dedicati.

«Il risultato degli sforzi messi in campo insieme alle strutture regionali di coordinamento e alle associazioni e federazioni del Civis (Avis, Croce Rossa, Fidas e Fratres) è che la donazione rimane una procedura assolutamente sicura - spiega il direttore del Centro nazionale sangue, Vincenzo De Angelis in una nota - e che non si hanno notizie di focolai tra i donatori o gli operatori dei centri di raccolta». Una notizia che trova conferma anche in Veneto, dove i Centri trasfusionali e i Centri di raccolta associativi risultano tra i luoghi sanitari più sicuri. «Questo significa che i donatori non rappresentano una categoria più a rischio di contrarre il virus - spiega il presidente di Avis Veneto, Giorgio Brunello - e che la loro vaccinazione contro il Covid può essere prevista dopo quella delle categorie fragili che ne hanno assolutamente bisogno, come indicato dallo stesso Ministero della salute sia a gennaio 2021 che pochi giorni fa». Il piano vaccinale regionale, che in un primo momento aveva inserito i donatori tra le categorie prioritarie, li ha poi messi in stand-by per far fronte al bisogno di vaccinare altre categorie più urgenti che non potrebbero sopportare un contagio da Covid. Qualche Ulss, però, si era già mossa e, lunedì 29 marzo, la Regione Veneto aveva chiesto in una nota alle Ulss di evitare "eventuali iniziative che potessero creare disomogeneità nella somministrazione dei vaccini alla popolazione dei donatori". 

«Come Avis regionale e donatori in salute capiamo benissimo la situazione - continua Brunello - siamo consapevoli che la vaccinazione assicura la continuità nel fabbisogno di  sangue e emocomponenti per gli ammalati, tuttavia non siamo dei previlegiati e aspettiamo il nostro turno. Precedenza assoluta a chi rischia di più. Quello che, invece, Avis regionale (con tutte le sue Avis provinciali  e l’Abvs) chiede ad alta voce è che possano essere vaccinati al più presto tutti i volontari addetti all’accoglienza dei donatori e all’attività di raccolta associativa. Questa sì deve essere una priorità - conclude Brunello - perché ogni giorno centinaia di volontari, fra i quali molti pensionati, si mettono a disposizione dell’associazione  per seguire i donatori in tutto l’iter della donazione. Fanno un lavoro indispensabile laddove non riesce la sanità pubblica, e vanno assolutamente vaccinati e messi in sicurezza oltre che ringraziati, come i donatori, per quello che stanno facendo per puro altruismo, anche in piena pandemia».

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