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Anica, il giallo dell'incontro tra Battaggia e il fratello dopo il delitto

Nel tardo pomeriggio del 18 maggio, dopo che la 31enne sarebbe stata uccisa, il "re del pesce" va dal fratello e lo porta a casa sua per poi ricondurlo qualche ora più tardi nella sua abitazione a Mogliano Veneto. La conferma dalle riprese delle videocamere di sorveglianza e dai lettori di targa nei pressi dello svincolo autostradale di Treviso Nord

Intorno alle 17,45 del 18 gennaio, il giorno in cui secondo la Procura di Treviso Anica Panfine sarebbe stata uccisa Franco Battaggia si sarebbe messo in viaggio per raggiungere il fratello che abita a Mogliano. Non solo: avrebbe accompagnato il parente a casa sua e, verso le 20,05, lo avrebbe riportato a casa. La circostanza che il "re del pesce", accusato di omicidio volontario e per il tentativo di occultamento del cadavere, avrebbe raccontato agli inquirenti ancora prima di essere stato indagato (a piede libero) per l'omicidio della donna e che viene confermata dalle videocamere di sorveglianza e dai lettori di targa che lo intercetterebbero alla rotonda del casello autostradale di Treviso Nord. La circostanza di per sé non vuol dire nulla ma se le ipotesi che fa il pubblico ministero Valeria Peruzzo sono giuste la presenza del fratello a casa di Battaggia aprirebbe scenari nuovi per quanto riguarderebbe la possibilità che il 77enne sia stato aiutato da qualcuno nel tentativo di sbarazzarsi del corpo della 31enne, messo all'interno di un tappetto in cui il Ris di Parma avrebbe trovato residui biologici (la famosa piccola macchia di sangue) attribuibili alla vittima.

Il pick up di Battaggia (lo stesso utilizzato per andare a prendere e riportare a Mogliano il fratello) passerebbe poi ripetutamente nei pressi del canale della Vittoria a Lovadina e vicino al ponticello dove il cadavere sarebbe stato gettato in acqua a partire dalle 20,30. Questo particolare, secondo l'ordinanza che mette l'imprenditore dietro le sbarre, sarebbe una delle prove a carico dell'uomo che avrebbe svolto dei ripetuti sopralluoghi prima di liberarsi di Anica. Ma la "pistola fumante" (oltre alla possibilità di reiterazione del reato, data la propensione del "re del pesce" a far consumare cocaina alle prostitute con cui si sarebbe incontrato occasionalmente) sarebbe stato il pericolo di fuga.

Battaggia, alla fine di ottobre, si sente braccato. E a un conoscente confida l'intenzione di andare via. "Se trovassi un casetta per nascondermi" dice al telefono ad un amico. "In mezzora - continua - io aveva già preparato la fuga". Possibile che uno come lui, con un passato da primula rossa e una lunga latitanza alle spalle, possa aver commesso un errore tanto pacchiano, ovvero raccontare al telefono le sue intenzioni? "Uno sbaglio - è il giudizio che della vicenda da il Procuratore Marco Martani - che potrebbe essere frutto dell'età avanzata e della mancanza di quella lucidità che aveva avuto in passato, ai tempi in cui si era dato alla fuga dopo aver commesso un fatto simile".

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