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Cronaca Castelfranco Veneto

Avrebbe taglieggiato imprenditori cinesi, brigadiere dei carabinieri ora ritratta le ammissioni

Un militare 58enne in congedo è accusato di aver tagliaggiato gestori di pubblici esercizi e commercianti, tutti della Repubblica Popolare, minacciandoli di far eseguire controlli che avrebbero fatto chiudere le loro attività. L'uomo ha deciso di rimangiarsi tutto quanto ha detto agli inquirenti in sede di indagine e, alla vigilia del patteggiamento, di scegliere la via che porta al giudizio

Avrebbe taglieggiato una ventina di imprenditori, tutti cinesi, della zona di Castelfranco, insieme a quattro altri commilitoni, oltre a farsi dare soldi da automobilisti con la scusa di chiudere un occhio sulle infrazioni. Ma alla vigilia dell'udienza preliminare, in cui avrebbe dovuto chiedere di patteggiare una pena di 3 anni e 6 mesi, G.A., 58enne brigadiere dei carabinieri adesso in congedo - accusato dai pm di aver taglieggiato imprenditori, gestori di pubblici esercizi e commercianti, tutti cinesi, minacciandoli di far eseguire controlli che avrebbero fatto chiudere le loro attività - pare abbia invece deciso di scegliere la via che porta al dibattimento. L'ex militare, che avrebbe dovuto comparire insieme a quattro persone (più una delle presunte vittime, di nazionalità cinese) davanti al gup Marco Biagetti per l'udienza preliminare nel procedimento che lo vede accusato di concussione, ha quindi optato per una nuova strategia processuale, revocando il mandato al suo vecchio difensore, l'avvocato Luca Dorella, e affidandosi a un altro legale.

Secondo gli inquirenti G.A. avrebbe preteso denaro dagli orientali in cambio del "silenzio" su alcuni irregolarità. Tra le vittime però ci sarebbe anche un noto imprenditore italiano della zona, "pizzicato" al volante in stato d'ebrezza e a cui il carabiniere avrebbe chiesto trecento euro per non effettuare il test dell'etilometro. Uno dei coimputati sarebbe stato il militare che, raccontando quello che succedeva ad uno dei superiori, ha fatto scattare le indagini, partite nella primavera del 2018. G.A., che è stato anche agli arresti domiciliari, sarebbe arrivato a chidere ai cinesi un "pizzo" fino anche a 800 euro a visita.

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