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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Carbonera

Muore sotto un imballo di plastica, imprenditore patteggia

Bruno Bardi, 59enne di Carbonera, autista della ditta Codognotto Italia S.p.a di Salgareda, perse la vita il 4 giugno 2021 nel piazzale della Plastic Leffe schiacciato sotto una "balla" pesante 5 quintali. Per quei fatti a un 62enne bergamasco, titolare della Plastic Leffe Mosconi, è stata applicata una pena di 10 mesi

Ha patteggiato oggi, 19 marzo, 10 mesi di reclusione (con la pena sospesa) M.M., 62enne residente a Leffe (BG), titolare della ditta Plastic Leffe Mosconi S.r.l.. L'uomo era accusato di omicidio colposo in relazione alla morte di per la morte di Bruno Bardi, 59enne di Carbonera, autista della ditta Codognotto Italia S.p.a di Salgareda. Il 59enne perse la vita il 4 giugno 2021 nel piazzale della Plastic Leffe schiacciato da 5 quintali di plastica. Il giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Bergamo ha riconosciuto un concorso di colpa da parte della vittima.I familiari della vittima si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni, gruppo specializzato nella gestione di infortuni sul lavoro con sede anche a Conegliano, che, tramite i propri legali fiduciari, sta avviando una causa civile per ottenere il giusto risarcimento del danno.

Quella mattina Bruno Bardi, alla guida di un autoarticolato, si trovava nei pressi della Plastic Leffe per scaricare alcuni rifiuti di plastica imballati e stoccati nel semirimorchio del mezzo. Il materiale plastico destinato al riciclo era pressato in grandi “balle”, pesanti ciascuna circa 550 chilogrammi. Parcheggiato l’autoarticolato Bardi aveva sganciato la prima delle due fasce di trattenuta della merce e M.M. cominciava le operazioni di scarico prelevando, con un carrello elevatore, il primo collo e dirigendosi verso il vicino magazzino per deporlo. Proprio mentre il titolare della Plastic Leffe era impegnato all’interno due “balle” cadevano improvvisamente dal semirimorchio e il corpo di Bardi veniva schiacciato da una di esse. Le gravissime lesioni riportate ne causarono la morte immediata.

L’ingegner Paolo Panzeri, il consulente tecnico incaricato dal pm di far luce sulla dinamica del sinistro, nella sua perizia sostiene che l’incidente è stato causato da una sequenza di operazioni di scarico eseguite in modo non corretto che hanno creato le condizioni di pericolo che poi hanno dato luogo all’incidente. “I colli, disposti su file parallele, erano impilati uno sopra l’altro a tre a tre, tranne le pile della fila più vicina al portellone del semirimorchio, composte da soli due colli - spiega Alain Menel, responsabile della sede Giesse di Conegliano - M.M., movimentando il collo superiore della pila posta in ultima fila ha reso instabile quello posto più in alto della seconda fila. Così, al momento dello sgancio della seconda fascia di trattenuta da parte di Bardi, due colli sono caduti violentemente al suolo travolgendo l’autista che non ha avuto il tempo di spostarsi”.

“Bruno era un autista professionista – commenta Luca Bardi, fratello della vittima – aveva frequentato dei corsi di formazione proprio per la corretta movimentazione del carico ed il corretto uso delle cinghie di stivaggio, non posso credere che sia morto in questo modo assurdo. Bastava avere un po’ di buon senso e rispettare le corrette modalità di scarico di merci così pericolose per evitare l’incidente. Bruno non tornerà più e la pena inflitta è veramente irrisoria. Io e i miei fratelli non abbiamo ricevuto nemmeno un messaggio di condoglianze da parte dei titolari della Plastic Leffe e questo ci addolora immensamente”.

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