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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Conegliano

Omicidio di Conegliano, il "giallo" delle intercettazioni all'ex marito

Il 29 giugno, quindi sei giorni dopo l'assassinio, Enzo Lorenzon, 79enne di Ponte di Piave, sarebbe stato a conoscenza del fatto che gli inquirenti avevano messo sotto controllo la sua utenza telefonica. Ma non era ancora finito nel registro degli indagati. L'uomo, secondo le accuse della Procura, avrebbe pianificato il delitto di cui è restata vittima la moglie Margherita Ceschin per ragioni economiche

«Vietato...vietato...vietato...telefonare...indagati». E' il 29 di giugno e Enzo Lorenzon, ex marito di Margherita Ceschin, la 72enne uccisa la sera del 23 dello stesso mese nella propria abitazione di via XXVIII Aprile a Conegliano, chiama al telefono Juan Maria Guzman, che per gli inquirenti ha giocato un ruolo da mediatore nell'omicidio pianificato a tavolino della donna. La telefonata non parte dal cellulare del 79enne ma da un apparecchio pubblico, che si trova all'interno di esercizio pubblico nei pressi di Ponte di Piave. Sono passati sei giorni dal delitto e Lorenzon non è ancora iscritto nel registro gli indagati, in cui finirà soltanto giorni dopo. Ma gli investigatori hanno già messo sotto controllo le utenze telefoniche dei parenti e della ristretta cerchia dei conoscenti della Ceschin, comprese i numeri delle due figlie, Francesca ed Elisabetta. Ad essere monitorato è anche il telefonino di Juan Maria Guzman, cittadino dominicano di 41anni: qualche giorno prima l'uomo, che apparentemente non avrebbe avuto rapporti con lo mettevano in relazione a Lorenzon, aveva chiamato l'anziano e, in quella che il Procuratore di Treviso Marco Martani definisce, nel corso di una conferenza stampa tenutasi oggi 25 luglio, una «telefonata molto strana», parla al 79enne di fantomatici ricambi per auto. E' così che i carabinieri riescono a captare la conversazione del 29 giugno. Lorenzon dice l'interlocutore di aver "parlato con l'avvocato", poi la frase incriminata: «Vietato parlare al telefono...indagati». E' possibile che l'ex marito della Ceschin fosse preoccupato da quello che avrebbe pianificato e che temesse di essere intercettato. O forse, e qui si apre un un vero e proprio "giallo", sarebbe stato avvertito da qualcuno che erano in corso delle intercettazioni telefoniche anche a suo carico.

Sull'ex coniuge della vittima cominciano ad addensarsi i sospetti quando ai militari dell'Arma si presenta spontaneamente una donna che dice di aver avuto una breve relazione con Lorenzon. Il periodo è quello del 2017, quindi molto prossimo a quando Margherita Ceschin presenta a Enzo le carte della separazione. La signora, originaria del sud Italia, parla dell'amante come di una persona ossessionata dalla moglie, nei cui confronti covava acrimonia per le pretese economiche che l'ex moglie gli ha fatto in sede di separazione giudiziale. Non solo: la Ceschin avrebbe anche minacciato Lorenzon di "spifferare" alcuni presunte irregolarità che l'uomo avrebbe compiuto durante la sua attività come imprenditore viti-vinicolo. «Mi ha chiesto - avrebbe detto - se conoscevo delle persone della malavita disposte, dietro al pagamento di circa 10 mila euro, a darle una "lezione". O addirittura ad un ucciderla». L'odio di Lorenzon verso la Ceschin troverebbe conferma anche in numerose denunce che i due si scambiano, tra cui una (per minaccia) in cui il 79enne avrebbe detto alla vittima di volerle "tagliare la gola" per farla stare zitta.

Il giorno dopo i fatti di sangue accaduti in via XXVIII Aprile Sergio Luciano Lorenzo, 38enne dominicano che sarebbe uno degli assassini materiali della Ceschin insieme al fratello "Joel", prende in prestito un Freelander di proprietà di Lorenzon e parte per la Spagna. A bordo, oltre a "Joel", ci sarebbe una donna - anche lei dominicana - ritenuta dagli inquirenti un'altra delle mediatrici. Al ritorno di Lorenzo dal paese iberico, dove peraltro il fratello vivrebbe stabilmente, il 79enne e Juan Maria Guzman discutono sul fatto che l'auto va "pulita a fondo", evidentemente per fare in modo di cancellare ogni traccia dei suoi passeggeri. E il pomeriggio del funerale della Ceschin, il 30 giugno, in una intercettazione ambientale all'interno dell'auto di Lorenzon l'uomo avrebbe fatto una riflessione ad alta voce, dicendo che il Freelander «va portato in montagna, fatto sparire, fatto bruciare» e che poi si sarebbe dovuta fare una denuncia per furto all'assicurazione. Secondo i carabinieri il "casino" fatto da "Sisco" e "Joel" (cioè Sergio Lorenzo dal fratello) di cui parlano la compagna di Lorenzon, Dileysi Lorenzo Guzman (finita anche lei in manette) e la moglie di Sergio Lorenzo, sarebbe proprio l'utilizzo del mezzo per compiere il viaggio in Spagna.

Gli arresti dei quattro indagati scattano all'alba di sabato 22 giugno. "Sisco" avrebbe avuto le valigie già pronte per raggiungere la Spagna e da lì, forse, prendere un volo per Santo Domingo. Lo stesso avrebbero fatto successivamente Lorenzon e la Lorenzo Guzman, che avrebbe dovuto viaggiare verso la Repubblica Dominicana. Resta infine un punto di domanda relativo all'importo che sarebbe stato pagato per commettere il delitto: dalle intercettazioni la somma di denaro sarebbe pari a 25 mila euro, 10 mila per Sergio Lorenzo e 7.500 per Joel e per l'altra persona coinvolta. Ma la cifra non terrebbe conto dei due intermediari e sarebbe quindi presumibilmente molto più ingente.

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