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Cronaca Oderzo

False fatture in "odore" di camorra, assolto noto fiscalista

Luigi Marcuzzo, 72enne professionista con lo studio in centro ad Oderzo, è stato assolto nel processo in cui doveva rispondere di falsa fatturazione. I documenti fiscali taroccati sarebbero stati prodotti dalle società cartiere di Tommaso Pizzo, faccendiere condannato nel corso del procedimento sui clan mafiosi della Venezia Orientale

Un dedalo di fatture false, oltre mezzo milione di euro "prodotto" dalle società cartiere di Tommaso Pizza, 56enne di Marsala (Trapani), faccendiere condannato a 4 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso nell'ambito del processo ai clan della Venezia Orientale. E dietro al quale si stendeva l'ombra della camorra, che avrebbe lucrato sulla percentuale pagata dagli imprenditori che approffitavano del meccanismo per occulte i loro guadagni in "nero" proprio al 54enne. Una delle menti di questo giro di documenti contabili falsi, secondo la Procura di Treviso, sarebbe stato Luigi Marcuzzo, 72enne noto fiscalista con lo studio in centro a Oderzo. Ma l'uomo (difeso dall'avvocato Fabio Crea) è risultato completamente estraneo ai fatti. Il processo in cui Marcuzzo era accusato di falsa fatturazione si è infatti concluso con una sentenza di assoluzione per non avere commesso il fatto.

Il procedimento era relativo ad un troncone di indagine in cui Marcuzzo era accusato di aver messo in contatto Pizzo con alcuni clienti del suo studio che avevano bisogno di far emergere denaro "in nero". Il 54enne di Marsala, al tempo residente a Zero Branco, avrebbe fabbricato, attraverso la Fer Consulting e la Plat Engineering, le fatture false che oltre a consentire agli imprenditori l'abbattimento dell'imponibile li avrebbe messi nelle condizioni di ripulire guadagni non dichiarati, ottenendo così un doppio beneficio. In cambio avrebbero versato a Pizzo una piccola "percentuale" come remunerazione. Dal procedimento sono usciti altre 5 persone, tutti imprenditori delle provincie di Pordenone, Padova e Venezia, che avevano patteggiato dopo aver rivelato agli inquirenti il meccanismo della falsa fatturazione.

Pizzo, che con Marcuzzo avrebbe avuto rapporti professionali di lunga data, era rimasto implicato nel processo svoltosi a Venezia sulla cosiddetta "mafia del litorale". L'operazione, condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo lagunare, aveva smantellato il clan camorristico affiliato ai casalesi attivo nella costiera adriatica. Per loro il 54enne avrebbe proprio provveduto a riciclare denaro proprio attraverso la compilazione di false fatture. Nel 2014 Pizzo salì tra l'altro agli onori della cronaca per un falso allarme bomba al Tribunale di Treviso, creato ad arte per impedire la vendita giudiziale della sua casa.

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