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Cronaca Mareno di Piave

Femminicidio di Maser, Sergio De Zen era capace di intendere e volere

Il 24 settembre scorso l'uomo, un 77enne di Maser, ha accoltellato ferendo a morte la moglie. Per il perito del giudice avrebbe affrontato una grande sofferenza ma era perfettamente cosciente di cosa stava facendo

Per due mesi avrebbe provato «grande sofferenza per le gravi condizioni cliniche che l'ictus aveva causato alla moglie». E si sarebbe dovuto confrontare con una situazione oggettivamente difficile non avendo «la disponibilità economica per un ricovero in una casa di ricovero o l'assunzione di una badante» rimanendo senza alternative. Malgrado tutto questo Sergio De Zen, Il 74enne che domenica 24 settembre ha ferito mortalmente accoltellando, nella sua casa di Maser,  la moglie Manuela Bittante, una 77enne costretta a letto da un grave ictus, era in grado di intendere e volere. E, non essendo affetto - al momento - da nessuna patologia psichiatrica «è in grado di partecipare cosciente al processo». 

E' quanto scritto nella relazione che il professore Tullio Franceschini ha depositato sul tavolo della Procura. Lo specialista era chiamato a redigere una perizia psichiatrica su De Zen, autore di un femminicidio ai danni della consorte, ridotta su un letto in stato di semi incoscienza per una ischemia cerebrale sopraggiunta all'inizio dell'estate. L'accoltellamento di Manuela era avvenuto di domenica mattina e De Zen, che dopo il fatto si era recato dai carabinieri convinto di aver ucciso la moglie, si era subito attribuito la responsabilità di quello che era successo. La Bittante, soccorsa da una autoambulanza dal Suem 118, era invece ancora viva e morirà solo il mattino dopo a causa di una forte emorragia.

«La sua - scrive il professor Franceschini - era una situazione difficile da un punto di vista pratico per chiunque. E' probabile che la mattina del 24 settembre abbia vissuto concretamente la perdita della persona più importante della sua vita...e che si sia sentito incapace di sostenerla perchè egli stesso, come sempre e più di prima, aveva bisogno di un appoggio, che la figlia (Aurora, n.d.r.) non era in grado di fornirgli. Per questo ritengo che la sua capacità di intendere e volere fosse ridotto ma non grandemente scemata o annullata».

Il legale di De Zen, l'avvocato Sabrina Dei Rossi, punta proprio su queste argomentazioni per riuscire a far togliere l'aggravante di aver ucciso la moglie e di conseguenza puntare su un giudizio abbreviato. «Credo – prosegue il difensore - che la tragedia si sia originata da una sommatoria di elementi di carattere emotivo ma anche pratico. E' indubbio che Sergio De Zen e la figlia fossero delle persone incompetenti a gestire una situazione onestamente più grande di loro».

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