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Cronaca Maserada sul Piave

Tentata rapina al Cavallino, torna in carcere Sandro Levak

Il 55enne, fermato lunedì mattina a Maserada in quanto sospettato di essere uno dei componenti della banda che aveva preso di mira la casa della famiglia Biondo, era stato rimesso in libertà lo scorso 22 febbraio. Aveva soltanto l'obbligo di presentarsi quotidianamento alla Polizia. Oggi 25 febbraio il nomade è stato nuovamente portato nel penitenziario di Santa Bona a Treviso

Si sono nuovamente aperte le porte del carcere di Treviso per Sandro Levak, il nomade di 55 anni sospettato di aver partecipato al tentativo di rapina domenica scorso 18 febbraio in una villetta isolata di Cavallino Tre Porti. L'uomo, arrestato nella sua abitazione di Maserada alle prime ore di lunedì 19 dai carabinieri di San Donà, era tornato in libertà lo scorso 22 febbraio dopo che il gip di Treviso, una volta convalidato il fermo, aveva deciso di applicargli la misura cautelare della presentazione giornaliera alla polizia giudiziaria. Ma nei confronti del nomade sono evidentemente emersi altri elementi che confermerebbero il suo coinvolgimento nella irruzione in casa, che si era conclusa anche con il ferimento del figlio della coppia proprietaria, centrato da un colpo di pistola ad una gamba. Così, su disposizione della Procura di Venezia, il 55enne è stato rimesso in carcere.

l tentativo di rapina era avvenuto attorno alle 19 di domenica scorsa. I malviventi, a volto coperto, erano entrati in azione quando era già buio. Il loro obiettivo era un'abitazione piuttosto isolata, una villetta che si trova in località località Ca' Ballarin. Successivamente sarebbe nata una colluttazione tra i proprietari, la famiglia di Alberto Biondo, e gli intrusi che avrebbero colpito Maurizio al capo con il calcio di una pistola tanto da richiedere più tardi l'intervento dei sanitari di Jesolo; poi, mentre in soccorso del padre era arrivato anche il figlio 33enne, i rapinatori avrebbero sparato un colpo raggiungendo Alberto con un proiettile all'altezza della gamba.

A Sandro Levak gli inquirenti erano risaliti in seguito all'analisi delle immagini di un rilevatore di targhe comunale e le video camere di sicurezza. Dopo aver percorso 6 chilometri la vettura del Levak, una Opel Astra di coloro bianco con apposta una targa di prova, si sarebbe fermata nei pressi di una rotonda stradale a circa 50 metri dalla casa presa di mira. A quel punto sarebbero scesi tre uomini che avrebbero raggiunto l'abitazione in tutta fretta. Ad avvalorare la presenza del 55enne sui luoghi della tentata rapina c'è anche la testimonianza di una persona che sostiene di aver visto un uomo salire rapidamente sulla Opel Astra una volta sentito il rumore dell'elicottero del 118. I tre banditi si sarebbero dati alla fuga a bordo di una seconda auto rubata, ripresa ancora una volta all'altezza del varco di cavallino tre Porti e seguita di soli 7 minuti dalla vettura di Levak.

"Mi sono recato al Cavallino per ragioni personali - aveva detto il 55enne al gip di Treviso durante l'interrogatorio di garanzia - del resto raggiungo frequentemente la località veneziana dove acquisto dei farmaci. Ero in cerca di una persona e non l'ho trovata così ho girato per i bar e sono arrivato fino a Punta Sabbioni. Ero in macchina da solo, non ho portato io i tre che avrebbero assaltato la casa nel tentativo di compiere una rapina. Con quel fatto non c'entro niente". Ma a suo carico, nelle ultime ore, ci sarebbero ulteriori prove.

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