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Cronaca

Il guardrail già “spezzato”, il bus fuori controllo: 5 punti sulla strage di Mestre

La foto lungo la rampa dell'incidente: dove il pullman è caduto nel vuoto, la protezione era interrotta. La privatizzazione che sottrae centinaia di migliaia di euro al trasporto pubblico. E il precedente di Torino

Una foto del mese di maggio del 2022, scattata da una delle fotocamere di Google, dimostra che il guardrail non soltanto era troppo basso: nel punto esatto in cui l'autobus carico di turisti sfonda la ringhiera come fosse burro, in prossimità di un giunto della rampa, la protezione era interrotta. Che sia stato un malore dell'autista, Alberto Rizzotto, 40 anni, a mandare fuoristrada il pullman completamente elettrico o il guasto di una delle sue centraline di controllo, la strage di Mestre ricopia un altro incidente pressoché identico: il 28 luglio 2013, l'autista di una corriera rimasta senza freni, per rallentare si appoggia al guardrail del viadotto Acqualonga, in provincia di Avellino, e vola nella scarpata: i morti allora furono 40.

Dieci anni non sono insomma serviti a mettere in sicurezza le nostre infrastrutture principali. Il sovrappasso del disastro di Mestre, secondo le carte stradali, è un tratto della strada regionale Padana superiore, la ex statale 11 che attraversa il Nord fino a Milano. Ma è anche uno degli svincoli più trafficati, che qualche chilometro più avanti immette nell'autostrada A4. La magistratura dovrà ora accertare la competenza delle manutenzioni dei guardrail: toccavano alla Regione Veneto o al Comune di Venezia? Non c'è soltanto questo, però, nelle indagini sulla tragedia nella quale, martedì 3 ottobre, sono morti 20 turisti, l'autista e 15 passeggeri sono rimasti feriti.

Su Today.it l'inchiesta completa del direttore editoriale per gli approfondimenti, Fabrizio Gatti.

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