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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Mogliano Veneto / Via Monte Cimone

Tentata violenza sessuale, 27enne risponde alle domande del giudice

Albano Dova, pluripregiudicato albanese, è comparso stamani, 18 marzo, di fronte al gip Gianluigi Zulian per l'interrogatorio di garanzia. E' accusato di aver tentato di stuprare una 20enne di Mogliano Veneto

«Ci siamo incontrati per caso, abbiamo chiaccherato un po', le mie azioni sono state male interpretate». Ha risposto oggi, 18 marzo, alla domande del gip Gianluigi Zulian, Albano Dova, il 27 albanese rinchiuso nel carcere di Santa Bona dalla notte tra martedì e mercoledì scorso, accusato di aver cercato di stuprare una 20enne moglianese che sarebbe riuscita a salvarsi solo grazie all'intervento provvvidenziale di una squadra dei vigili del fuoco di Mestre.
Nei confronti dell'uomo, che deve rispondere anche di violenza privata e lesioni e che è difeso dall'avvocato veneziano Giorgio Pietramala, la Procura ha chiesto la conferma della carcerazione mentre il suo legale ha fatto richiesta degli arresti domicilari. Il giudice è attualmente in riserva.

Dova ha spiegato di aver incontrato la 20enne, che conosceva in quanto è amica di una sua ex fidanzata. «Avevamo bevuto tutti e due - ha spiegato al gip Zulian - siamo stati insieme un'ora nella zona del sottopasso di Mogliano, nell'area di via Monte Cimone. Dopo un po' lei è andata in mezzo alla strada con un comportamento un po' strano, io l'ho presa per i polsi per riportarla nel marciapiede. La ragazza deve avere travisato le mie azioni perchè poi ha alzato le mani in segno di aiuto. In quel momento sono passati i Vigili del Fuoco e io ho avuto paura anche per effetto dei miei precedenti e sono scappato. Ma non c'è stata alcuna aggressione a sfondo sessuale».

Una storia decisamente diversa da quella raccontata dalla giovane che, al Gazzettino di Treviso, ha raccontato di essere stata in balia dell'albanese per tre ore e che l'uomo avrebbe anche cercato di forzarla ad un rapporto orale e di averla colpita al costato con un pugno. Decisiva sarà l'analisi delle telecamere di sicurezza, piazzate un po' ovunque nella zona della presunta aggressione, che hanno ripreso la scena. L'avvocato Pietramala ha chiesto l'acquisizione nel fascicolo dei frame catturati degli occhi elettronici, così da poter stabilire l'esatta dinamica dei fatti e soprattutto quanto sarebbe durato l'incontro tra i due.

Albano Dova è già noto alle forze dell'ordine della Marca. Nel febbraio del 2018 si trovava agli arresti domiciliari accusato di maltrattamenti nei confronti della compagna e di aver pestato un cameriere. Era infatti uno dei componenti della banda di quattro picchiatori che la notte del 13 novembre 2016, a Preganziol, massacrò di botte Massimo Biasotto, il 40enne che, a seguito dell'aggressione, fu ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Treviso e tenuto a lungo in un coma farmacologico, da cui si è risvegliato accusando gravi danni neurologici permanenti.

Dova aveva però manomesso il braccialetto elettronico che gli era stato imposto e, prima dell'arrivo dei carabinieri di Mogliano, era scappato diretto verso l'Albania, da dove aveva aggiornato le foto del suo profilo Facebook, facendosi beffe delle autorità italiane con una serie di selfie insieme a ragazze o mentre sorseggiava una birra e si godeva un pranzo nella città di Elbesan.

Poi, 7 mesi dopo, a settembre del 2018, l'arresto: venne individuato dal personale della Polaria di Venezia su di un volo in transito dall’Albania ed era stato preso in custodia dai militari della stazione moglianese che lo avevano riportato nel carcere di Treviso.

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