Sarebbe stato la mente di un giro di fatture false, noto fiscalista finisce a processo
Luigi Marcuzzo, 70 anni di Oderzo, è ritenuto il cervello della produzione di documentazione fiscale fasulla che permetteva ad alcuni imprenditori di scaricare costi fittizi e ripulire denaro in "nero"
Sul banco degli accusati per essere la stato la mente di una operazione che, attraverso false fatture, consentiva di mettere a bilancio passività fittizie. E' iniziato oggi, martedì 21 dicembre, il processo al noto professionista opitergino Luigi Marcuzzo, 70enne commercialista e fiscalista (difeso dall'avvocato Fabio Crea), accusato aver promosso un giro di documenti contabili "taroccati" da parte di società "cartiere" di proprietà di Tommaso Pizzo, 53 anni residente a Zero Branco, finito nella rete degli investigatori nell'ambito dell'inchiesta in cui era accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso. Pizzo era stato arrestato nel 2019 nel corso dell'operazione con cui Direzione Distrettuale Antimafia di Venezia ha smantellato il clan camorristico affiliato ai casalesi attivo nel litorale veneziano, per cui è stato condannato a 4 anni.
I fatti fanno riferimento a una serie di fatture false, emesse in favore della Falegnameria Consorti di Mansué dalla Engeneering di Scorzé, la Fer-Consulting con sede a Zero Branco e la Biorisorse di Ponte di Piave, tutte di proprietà di Pizzo, per un ammontare di circa 30 mila euro e tre fatte invece alla ditta individuale della Forniz per un totale di 15mila euro.
A svelare il meccanismo sono state le confessioni dei titolari di una pmi della castellana, che hanno già ottenuto il patteggiamento insieme ai titolari della Consorti di Mansuè. Secondo quanto è stato accertato le aziende si sarebbero rivolte a Marcuzzo per fare emergere il "nero" e allo stesso tempo scrivere sui libri contabili delle uscite che avrebbero permesso di abbattere l'imponibile dovuto al fisco.
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