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Cronaca Pieve di Soligo / Via Gaetano Schiratti

Rapinato e picchiato a morte in casa, il presunto omicida conferma: «Non volevo uccidere»

Oggi 2 febbraio Mohamed Boumarouan, il marocchino di 36 anni accusato dell'omicidio volontario dell'83enne Adriano Armelin, trucidato in casa la sera del 25 marzo marzo scorso, ha sostenuto l'interrogatorio di garanzia. «Sono irritato - ha detto l'immigrato - perché vedo che la sentenza l'ha già fatta l'opinione pubblica e in particolare il presidente del Veneto Luca Zaia, che ha detto di buttare via la chiave. E' una battuta che mi è rimasta impressa»

«Lo ribadisco: non volevo uccidere Adriano, non ricordo il numero di colpi che gli ho dato perchè ero ubriaco e drogato però non volevo che quell'uomo morisse». Mohamed Boumarouan, il marocchino di 36 anni ritenuto il responsabile della morte di Adriano Armelin, l'83enne ex elettrauto in pensione che la sera del 25 marzo è stato massacrato di botte nella sua abitazione di via Schiratti a Pieve di Soligo lo ha detto davanti al gip Cristian Vettoruzzo durante l'interrogatorio di garanzia a cui si è sottoposto oggi, 2 febbraio, dopo che lunedì scorso gli è stata recapitata in carcere una nuova ordinanza di custodia cautelare che questa volta lo accusa di omicidio volontario aggravato.

Il 36enne ha parlato per qualche minuto: uno sfogo più che un vero interrogatorio, in cui ha ribadito quello che aveva già detto dopo essere stato arrestato per omicidio preterintenzionale. In più l'immigrato ha detto di essere «irritato perché vedo che la sentenza l'ha già fatta l'opinione pubblica e in particolare il presidente del Veneto Luca Zaia, che ha detto di buttare via la chiave. E' una battuta che mi è rimasta impressa». «Mi dispiace - ha proseguito Boumarouan - sono pentito e chiedo scusa per quello che è successo ma io davvero non volevo uccidere. A casa dell'anziano sono tornato per liberarlo di legacci e non per rapinare».

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La posizione del marocchino si è aggravata (dall'originaria ipotesi di omicidio preterintenzionale a omicidio volontario) proprio quando il suo legale, l'avvocato fiorentino Filippo Viaggiano, stava per presentare una istanza di giudizio abbreviato. «A questo punto - spiega il difensore - restiamo in attesa delle determinazioni della Procura. Non credo a tutte le aggravanti che vede il pubblico ministero, ho assistito a processi per omicidi preterintenzionale in cui erano state sferrate 32 coltellate. Mohamed Boumarouan sa che che con queste accuse rischia la pena dell'ergastolo, ma dimostrare a processo quello che sta scritto nell'ordinanza cautelare e tutta un'altra cosa».

A incastrare l'uomo ci sarebbe, secondo la Procura, il numero dei colpi inferti ad Armelin, almeno 29, che avrebbero prodotto delle lesioni cranio facciali, la lacerazione profonda del cuoio capelluto e quella a livello toracico addominale e del collo. Tutte ferite gravi che sarebbero incompatibili con quanto detto dal marocchino in una prima fase. E poi ci sono i risultati degli accertamenti effettuati dal Ris dei Carabinieri di Parma - che si sono occupati delle indagini con il Nucleo Investigativo e i militari della Compagnia di Vittorio Veneto - sulle tracce, in particolare sangue, trovate nell'abitazione dell'83enne.

Boumarouan, che avrebbe agito in stato di ubriachezza e sotto l'effetto della cocaina, sarebbe entrato in azione tra le 18 alle 19.45. Inizialmente il 36enne si sarebbe intrufolato nell'ex officina di elettrauto annessa all'abitazione e ora dismessa per frugare nel locale e forse anche all'interno della vecchia Volkswagen Polo, trovata con il baule aperto. I rumori però avrebbero insospettiscono l'anziano che scende le scale e sorprende il ladro all'ingresso. A questo punto il 36enne il killer avrebbe discusso animatamente con la vittima, che alla fine viene legata mani e piedi con una corda. Poi gli avrebbe sferrato una serie di colpi alla testa, al torace e all'addome. Quelli al capo risulteranno fatali, tanto che il cranio risulterà fracassato. Armelin morirà la mattina seguente in un letto del Ca' Foncello di Treviso, dopo 12 ore di agonia.

Dopo il pestaggio il marocchino avrebbe lasciato l'abitazione e raggiunto a piedi il supermercato, dove compra qualche cosa e riesce a rubare un pacco di surgelati. Poi si cambia le scarpe e torna sulla scena della tragedia. Il 36enne sale al primo piano e rovista nelle stanze, a caccia probabilmente di contanti e gioielli. Ma, secondo le indagini, non riuscirà a portare via niente perché sarà disturbato dall'arrivo di Andrea, uno dei figli della vittima, accorso in via Schiratti perché il padre non rispondeva al telefono da ore. Alla fine di una rocambolesca fuga dalla terrazza, e poi attraverso la tettoia, è un vicino di casa che ferma il 36enne e lo blocca fino all'arrivo dei carabinieri, che arrestano il presunto omicida.

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