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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Pieve di Soligo

Il macchinario che ha ucciso Anila attivato per errore da un collega

Clamoroso retroscena nell'inchiesta sul tragico incidente sul lavoro che ha portato alla morte dell'operaia 26enne dell'azienda Bocon di Pieve di Soligo. La Procura di Treviso, con il pubblico ministero Francesca Torri, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo

La macchina imballatrice che ha ucciso l'operaia albanese Anila Grishaj, schiacciandole le vertebre del collo e la testa, è stata attivata per errore da un collega di lavoro mentre la 26enne, approfittando fosse spenta, stava eseguendo un controllo. E' il clamoroso retroscena dell'incidente sul lavoro avvenuto ieri, 15 novembre, alla Bocon di Pieve di Soligo, in via Montello. Sulla tragedia, avvenuta nel pomeriggio di ieri, 14 novembre, attorno alle 16 all'interno dell'azienda specializzata nella commercializzazione dei surgelati, la Procura di Treviso, con il pubblico ministero Francesca Torri, ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo. Il macchinario, recentemente acquistato, è stato posto sotto sequestro e si valuta l'eventuale esecuzione di un esame autoptico sulla salma della 26enne. Saranno visionate le telecamere di videosorveglianza che hanno immortalato l'incidente.

La relazione del nucleo Spisal dell'Ulss 2 non lascerebbe dubbi circa le responsabilità dell'ennnesima tragedia del lavoro nella Marca. Martedì, nel tardo pomeriggio, si sono vissuti minuti di grande tensione all'esterno dell'azienda per alcuni componenti della famiglia, intervenuti presso lo stabilimento: sembra infatti che i responsabili della "Bocon" non li avessero avvertiti dell'accaduto. Il padre, sotto choc, avrebbe dato in escandescenze, colpendo a calci alcune fioriere, urlando tutta la sua disperazione. Anila viveva con i genitori Agostin e Marijana, la sorelle e il fratello, a Vergoman di Miane. La 26enne lavorava da cinque anni alla Bocon, azienda in cui era diventata capolinea. Prima di dedicarsi al lavoro la ragazza aveva studiato all'istituto turistico Verdi di Valdobbiadene.

La nota dell'azienda 

"Siamo profondamente affranti, addolorati e increduli per il gravissimo lutto che ci ha colpito. Eravamo molto legati ad Anila che era con noi da tempo e che era molto apprezzata per le sue qualità umane e professionali. Sappiamo che il nostro dolore non è nulla rispetto a quello che stanno soffrendo i genitori e le persone a lei più care. Siamo a completa disposizione affinché siano chiarite del tutto le ragioni dell’incidente".

Presidio dei sindacati

Nel ribadire la necessità di maggiori controlli e di rimpolpare gli organici Spisal, cronicamente sottodimensionati rispetto al tessuto produttivo della Marca, e nell’esprimere vicinanza ai familiari e ai colleghi della vittima, la categoria sindacale Flai Cgil Treviso lancia un grido d’allarme in particolare per il comparto dell’industria alimentare, dove la cultura della sicurezza troppo spesso si piega alle necessità di produzione, nello specifico alla crescente velocità dei macchinari che abbassa notevolmente la soglia di prevenzione degli infortuni. A puntare il dito e richiamare l’attenzione in tema di sicurezza nel settore Danilo Maggiore della Flai Cgil di Treviso che, il giorno dopo l’incidente che ha visto perdere la vita all’operaia ventiseienne della ditta Bocon, Anila Grishaj, nell’invocare strumenti di prevenzione e maggiori risorse per i controlli, ha organizzato un presidio di fronte ai cancelli dell’azienda di surgelati alimentari di Pieve di Soligo nel corso della mattinata di mercoledì 15 novembre.

Presidio FLAI-UILA_3

«Non è il primo incidente mortale che si verifica quest’anno nel comparto alimentare - sottolinea il sindacalista della Cgil -, fatti drammatici come questo in cui ha perso la vita una giovane lavoratrice lasciano sempre sconcertati ma pare che non bastino mai perché si faccia qualcosa di veramente significativo per interrompere e invertire la rotta in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. I dati recentemente diffusi ci consegnano una provincia nella quale la conta delle vittime è spietata e tragica. In generale, sempre più, le esigenze di produzione del settore e di velocità dei macchinari, non rispondono al bisogno di garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori e delle lavoratrici. Attendiamo le opportune e doverose verifiche da parte dalle autorità competenti - continua Danilo Maggiore -, contestualmente si valuterà se attuare iniziative, anche di protesta a livello territoriale, che coinvolgano tutte le rappresentanze sindacali. Facciamo come Cgil, inoltre, appello a tutti i lavoratori e le lavoratrici della Marca perché si utilizzi la giornata di sciopero in programma per venerdì 24 novembre per dare un segnale alle Istituzioni perché si intervenga anche su questo importante fronte, che in tutti i luoghi di lavoro venga garantita la salute e non si rischi la vita - concludono Maggiore delle Flai Cgil Treviso».

Le reazioni

«È a dir poco straziante l'incidente mortale sul lavoro verificatosi ieri nel trevigiano: un'altra, giovanissima, vita persa per colpa di un sistema produttivo che nel suo insieme ha troppe inaccettabili falle sul fronte della sicurezza». A dirlo, mercoledì 15 novembre, i consiglieri regionali del PD Veneto, Vanessa Camani e Andrea Zanoni. Eloquente il dato del Veneto relativo ai primi otto mesi dell'anno, con ben 60 morti, in media uno ogni 4 giorni (fonte: Osservatorio Vega Engineering di Mestre). «La Regione Veneto ha il dovere di mettere un argine a questa deriva  continuano gli esponenti del Pd. Servono innanzitutto iniziative concrete per la verifica delle condizioni di sicurezza sui posti di lavoro. Presenteremo in questo senso un'interrogazione per chiedere nel dettaglio l'attuale organico Spisal che è operativo in ognuna delle province venete. Bisogna una volta per tutte che a livello istituzionale si riconosca e si diano risposte sostanziali ad un vuoto che è complice di questa tragedia infinita».

«Non si può morire così, a 26 anni, sul luogo di lavoro: la morte di Anila Grishaj, giovane lavoratrice di Pieve di Soligo, è una tragedia che ci riempie di dolore». Così la consigliera regionale Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle a Pazzo Ferro Fini, in una nota con la quale esprime «cordoglio e rabbia che ci accende di fronte all'ennesimo infortunio mortale sul lavoro». Baldin proprio in questi giorni aveva sollecitato una risposta da parte della Giunta regionale alla sua interrogazione del 9 settembre 2022 relativa proprio al grave peggioramento dei dati sugli infortuni in Veneto. «Avevo chiesto alla Giunta Zaia di riferire in Aula sul piano regionale per la salute e la sicurezza sul lavoro, siglato con i sindacati e le parti datoriali per la prima volta nel 2018 e poi rinnovato. Il Piano prevedeva un maggiore impegno da parte della Regione sul fronte dei controlli e della prevenzione, in particolare con un piano di assunzioni negli Spisal delle Ulss venete», ricorda la consigliera regionale. «La scia di sangue nei luoghi di lavoro del Veneto non si è interrotta, vogliamo sapere a che punto è l'attuazione del Piano regionale per la sicurezza. Sono passati 14 mesi e non ho ancora ottenuto una risposta alla mia interrogazione e questo, purtroppo, la dice lunga su quale sia l'attenzione rivolta dalla Regione a questo problema. E sì che il Veneto è tra le regioni maglia nera per infortuni sul lavoro, come dimostrano i dati dell'Osservatorio Vega di Mestre: da gennaio ad agosto, 60 persone sono morte sul lavoro in Veneto, mentre si sono registrate 46.099 denunce di infortunio complessive pari a oltre il 12% di quelle rilevate in Italia» conclude la capogruppo M5S.

I lavoratori dell'Electrolux di Susegana hanno esposto, mercoledì 15 novembre, questo messaggio all'ingresso dello stabilimento trevigiano dell'azienda:
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