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Cronaca Resana

Mancata visita il giorno della Liberazione, dottoressa della guardia medica assolta

R.B., una 33enne di Castelfranco, di turno come dottore del servizio di continuità assitenziale, era a processo in abbreviato per non aver approfondito di persona il quadro medico di un 73enne. Ma i periti del Tribunalela scagionano da ogni accusa

«L'eventuale invio immediato del paziente in pronto soccorso non avrebbe sostanzialmente modificato l'evoluzione della malattia , l'approccio terapeutico e i tempi di guarigione». E' probabilmente sulla base della relazione firmata lo scorso 1 aprile da Antonello Cirnelli e Saverio Pianalto, periti incaricati dal Tribunale di Treviso, che R.B., una dottoressa 33enne che operava come medico di turno presso il Servizio di Continuità Assistenziale di Castelfranco (difesa dall'avvocato Luigi Fadalti) si è vista assolta in abbreviato dalla pesante accusa di lesioni personali colpose nei confronti di un 76enne di Resana che puntava il dito contro di lei sostenendo che si era rifiutata di andare a visitarlo e che il ritardo conseguente gli avrebbe causato un ricovero d'urgenza per una ulcera duodenale con emorragia recente e substenosante, emorragia gastrointestinale.

I fatti si erano svolti il 25 aprile del 2019. L'uomo, allora 73enne, aveva chiamato la guardia medica riferendo di sentirsi molto male, di avere forti dolori addominali da diversi giorni, di essere più volte caduto a terra, di presentare segni riconducibili a sangue nelle feci e di non riuscire a mangiare. R.B., invece di andare a visitarlo, si sarebbe limitata alla raccomandazione di prendere della normale tachipirina, di assumere una bevanda calda e di andare dal medico di base il giorno dopo. Il mancato approfondimento del quadro clinico, secondo il pubblico ministero Francesca Torri, avrebbe fatto sì che il 26 aprile fosse mandato d'urgenza al pronto soccorso, dove veniva ricoverato per una "anemizzazione in melena, anemia metamorragica severa, ulcera duodenale con emorragia recente e substenosante, emorragia gastrointestinale, accumulando un ritardo di 15 minuti nella diagnosi e cura, che aveva richiesto anche diverse emotrasfusioni.

Ma la verità, spiegano i periti, è che non solo l'eventuale tempestivo ricovero del paziente non avrebbe cambiato la situazione ma soprattutto che l'anziano, che non era in pericolo di vita trattandosi di una "urgenza differibile", non avrebbe richiesto una visita a domicilio e l'anamnesi telefonica della dottoressa alla fine si era rivelata corretta.

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