rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Silea

Truffa delle criptovalute, continua l'inchiesta delle fiamme gialle: gli indagati sono 103

Tante solo le persone finite nella rete degli inquirenti che hanno aperto una inchiesta sulla Nft, la società di Silea ma con la sede nel Regno Unito, che attraverso il meccanismo dell'arbitraggio avrebbero gabbato circa 6 mila investitori

Sono 103 gli indagati per il caso della New Financial Technology, la società di Silea ma con la sede legale in Gran Bretagna che attraverso un sofisticato meccanismo di investimento sulle criptovalute, che prometteva guadagni fino al 10% mensile del capitale impiegato, hanno invece truffato oltre 6 mila persone in tutta Italia. Il "bottino" che sarebbe stato messo a segno da questo raggiro messo a segno dai vertici societari composti dai trevigiani Cristian Visentin, Mauro Rizzato e dall'avvocato laziale Emanuele Giullini, arriva all'astronomica cifra di 150 milioni di euro. I reati che vengono contestati nell'inchiesta coordinata dai pubblici ministeri Giulio Caprarola e Michele Permunian sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata alla truffa, abusivismo finanziario, riciclaggio, autoriciclaggio e reimpiego in attività economiche dei profitti realizzati.

Oltre alle tre "menti" della Nft, due delle quali (Visentin e Giullini) si trovano a Dubai mentre Rizzato sarebbe in Svizzera, i circa cento finiti nella rete della Guardia di Finanza sarebbero prevalentemente dei "broker" informali che, sparsi per diverse provincie del Bel Paese, avrebbero svolto l'incarico di promotori trovando i clienti e sottoscrivendo i contratti. Alcuni di questi risultano anche come clienti della Nft e anche loro avrebbe registrato perdite patrimoniali più o meno ingenti.

I guadagni mirabolanti promessi alle migliaia di truffati sarebbe consistito nel cosiddetto "arbitraggio", ovvero l'acquisto e la vendita delle criptovalute attraverso diverse piattaforme on line, permettendo di lucrare sui differenziali di prezzo. Ma gli investitori che avrebbero in effetti ricevuto gli interessi pattuiti negli accordi sarebbero stati pagati secondo il più classico degli "schema Ponzi", ovvero utilizzando il denaro di nuovi soggetti finiti in quella che, secondo la Procura di Treviso, sarebbe stata una trappola finanziaria.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Truffa delle criptovalute, continua l'inchiesta delle fiamme gialle: gli indagati sono 103

TrevisoToday è in caricamento