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Cronaca

Due sentenze "lievi" per spaccio, "condannato" a fare la patente non prima del 2028

Al centro della vicenda un 25enne che vive a Padova ed è stato condannato da due sentenze, di cui una in patteggiamento, per detenzione e commercializzazione di piccole dosi di marijuana con l'attenuante del "quinto comma"

"Condannato" a fare la patente non prima del 2028. E' questa la vicenda di un giovane 25enne, attualmente residente a Padova, che per due condanne relative allo spaccio di stupefacenti si vede costretto a rimandare il conseguimento dell'abilitazione di guida addirittura a distanza di otto anni dal secondo provvedimento dell'autorità giudiziaria. 

La storia è una serie intricata di guai giudiziari a cui il giovane è andato incontro tra il 2016 e il 2018. Dapprima il 25enne era stato condannato per un "quinto comma" in quanto trovato in possesso di una lieve quantità di marijuana. Lo spaccio di stupefacenti prevede l'applicazione della fattispecie del fatto di “lieve entità” - appunto il quinto comma dell'art. 73 del decreto del Presidente della Repubblica  n. 309 del 1990 - quando sia ravvisabile in ipotesi la minima offensività, deducibile sia dal dato qualitativo e quantitativo, sia dagli altri parametri richiamati dalla disposizione (mezzi, modalità, circostanze dell’azione), con la conseguenza che, nel caso in cui uno degli indici previsti dalla legge risulti negativamente assorbente, ogni altra considerazione resta priva di incidenza sul giudizio. E il ragazzo aveva così preso 8 mesi, con la condizionale. 

Nel 2019 si presenta alla motorizzazione a Treviso per sostenere l'esame per la patente, dopo aver superato la prova teorica e aver conseguito il numero minimo di guida pratiche. Ma gli uffici respingono la sua iscrizione. Il motivo? La Prefettura di Pordenone, dove si era celebrato il processo, lo avevano segnalato sulla base di un norma, scarsamente utilizzata, secondo la quale, avendo una condanna per droga, gli sarebbero mancati i requisiti "morali" per guidare la macchina.

Il 25enne si rivolge allora all'avvocato trevigiano Salvatore Cianciafara, che presenta ricorso sottolineando come la condanna sia legata ad un fatto di lieve entità. Cianciafara vince e poi resiste, con successo, al ricorso della Prefettura friulana. Sembra la fine di un incubo e il giovane si ripresenta alla motorizzazione trevigiana, che però gli oppone un secondo fattore ostativo. Nel 2020 infatti era andato a giudizio per un secondo episodio di spaccio: la droga ancora una volta non è tanta e gli viene applicato il "quinto comma" ma l'avvocato che l'aveva seguito nelle vicenda penali decide di farlo patteggiare a 1 anno in continuazione con la precedente condanna.

Siamo al 2021 e al legale trevigiano che ha seguito il caso non resta che attivarsi per la strada della riabilitazione, che scatterebbe dopo due anni dall'ultima sentenza. Ma l'autorità giudiziaria da un parere negativo al percorso: il 25enne è infatti, per la legge, recidivo in quanto condannato due volte per lo stesso reato. L'odissea del giovane, laurato a pieni voti in Economia e a cui la patente serve per il lavoro che ha trovato a Padova, sembra insomma non finire mai. La normativa in vigore fissa infatti a otto anni il termine per la riabilitazione nel caso di recidiva.

«L'accanimento della Prefettura di Pordenone - spiega l'avvocato Ciancafara - nasce dall'applicazione di una norma che però praticamente nessuno in Italia utilizza, altrimenti ci sarebbe un esercito di persone, condannate per il possesso o lo spaccio di lievi quantità di droga, privo di patente. E' un caso che appare assurdo e surreale, per quanto sia tutto perfettamente legale».

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