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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Violenza sulle donne, avvocato ricorre alla Corte di Cassazione: «Corsi a pagamento, così si discrimina chi è povero»

L'avvocato Annalisa Zanin ha depositato in questi giorni una istanza agli Ermellini contro la parte della legge che dal 2019 rende a titolo oneroso la partecipazione ai programmi riservati ai condannati per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale. Il caso di un uomo che ha patteggiato 10 mesi per atti persecutori: «Ho sbagliato, me ne sono reso conto, ma io non ho i quasi 2 mila euro che mi chiedono per partecipare»

«Ho sbagliato, me ne sono reso conto. E frequenterò anche i corsi anti violenza: ma io non ho i quasi 2 mila euro che mi chiedono per partecipare». Filippo (il nome è di fantasia) è uno degli uomini colpevoli di un "reato di genere". Nel 2019 avrebbe perseguitato la ex moglie, da cui si stava separando: messaggi telefonici, pedinamenti, appostamenti. L'uomo, difeso dall'avvocato Annalisa Zanin, ha patteggiato qualche mese fa, davanti al gup di Treviso, una pena di 10 mesi, sospesa grazie alla concessione della condizionale. Che però il giudice, sulla base delle norme entrate in vigore nel 2019 con la cosiddetta “legge sul codice rosso", ha subordinato al fatto di frequentare un centro per uomini maltrattanti, o condannati per stalking o per violenze sessuali di entità non così grave.

«Quando ho preso contatto con l'unico centro di questo tipo presente in provincia di Treviso - spiega l'avvocato Zanin - mi è stato spiegato che la frequenza è a pagamento. Mille e ottocento euro più iva per diciotto mesi che la persona deve tirare fuori di tasca sue perché la norma è a costo zero, cioè non prevede spese a carico dello Stato. Il fatto è che Filippo è di fatto un nulla tenente che vive in macchina da quando ha perso il lavoro ed è stato difeso da un avvocato grazie all'accesso al gratuito patrocinio. Quel denaro proprio non lo ha»

L'avvocato Annalisa Zanin.

Così il difensore ha presentato un ricorso alla Corte di Cassazione contestando il fatto che la legge mette sullo stesso piano chi è benestante con chi invece attraversa gravi problemi economici. E mettendo in luce anche come la legge del 2019, nella parte in cui prevede questi corsi a pagamento, sia in palese contrasto con il dettato dell'articolo 32 della Costituzione, secondo cui "la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti".

«L'elemento sanitario - torna a dire il difensore - è palese nelle intenzioni stesse di questa parte della norma sul codice rosso che mira, attraverso un percorso di tipo psicologico, a prevenire che il soggetto torni a commettere gli stessi reati. Quindi c'è un interesse generale. Per di più, se come appare tutto il progetto ha una scopo curativo, non si capisce perché le persone che si trovano in un condizione seppure temporanea di indigenza se lo debbano pagare, pena la perdita della sospensione della condanna che vorrebbe dire finire dietro alle sbarre anche per fatti non caratterizzati da particolare gravità secondo il codice penale».

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