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Cronaca

Fallimento Digitnut, Gianluca Busato è indagato anche per bancarotta fraudolenta

Una delle società di consulenza per aziende del venetista, finito sotto la lente di ingrandimento della Procura di Treviso per truffa e abusivismo finanziario, ha portato i libri in tribunale nel 2019. Il 54enne è sospettato di avere fatto andare a gambe all'aria la sua creatura con operazioni che sarebbero state dolose

Soluzioni per la comunicazione web e mobile, consulenza di marketing strategico applicato all'innovazione tecnologica, servizi nel design web e mobile e nella comunicazione digitale. Questo è quello che prometteva la Digitnut, una delle tante società messe in piedi da Gianluca Busato, venetista ex leader degli indipendentisti e che oggi si ritrova indagato, con il consulente Natalino Giolo, dalla Procura di Treviso che lo sospetta di truffa e abusivismo finanziario.

Ma la Diginut srl, ancora presente sulla rete con un proprio sito, è stata dichiarata fallita nel 2019. E dal 2020 Busato, unico socio e amministratore, è finito nel mirino ancora dei magistrati trevigiani. Il fascicolo, aperto anche questo dal pubblico ministero Valeria Peruzzo (lo stesso pm dell'altra indagine in corso nel capoluogo di Marca) ipotizza nei confronti del 54enne trevigiano il reato di bancarotta fraudolenta. La società, finita prima in liquidazione prima di portare i libri in tribunale, avrebbe insomma lasciato dietro di sé un "buco" che renderebbe impossibile pagare tutti i creditori.

Anche questa inchiesta, che a tempi di prescrizione più lunghi rispetto ai sette anni circa dei reati contemplati nell'altro procedimento, non è ancora arrivata alla fase di chiusura delle indagini.

Intanto Busato, che in un comunicato diffuso oggi 29 febbraio aveva detto che "l'inchiesta è vecchia di 5 anni e si è chiusa 2 anni fa senza arrivare a nulla (ma non è così, n.d.r.)” si difende dalle accuse dicendo che i 20 milioni, il "bottino" della truffa che si sarebbe consumata tra il 2014 e il 2019, sono una cifra irrealistica. Quanto alle criptovalute e al sospetto che l'uomo convincesse i “donatori” di denaro ad elargire le somme dietro alla promessa di una valuta virtuale "veneta" il 54enne afferma che si sarebbe trattato soltanto di token di utilità, una "moneta" priva di valore e utilizzabile solo per acquistare servizi - per lo più diretti ad aziende - attraverso un portale internet. A Busato, qualche tempo dopo le denunce che sono state presentate alla Guardia di Finanza di Treviso, sono stati però sequestrati documenti cartacei e file contenuti nei computer che gli inquirenti considerano estremamente interessanti.

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