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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

I milioni per l'indipendenza sono "spariti", la Procura di Treviso apre un'indagine

Aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di truffa. Iscritto il nome di Gianluca Busato, protagonista della stagione dei venetisti. Le denunce, presentate alla Guardia di Finanza, risalgono al 2019

La passione di Gianluca Busato, 54enne ingegnere trevigiano, un passato nella Lega Nord da cui uscì insieme ad altri iscritti perché il partito si era "democristianizzato", per le criptovalute cominciò ai tempi del referendum per l'indipendenza veneta di cui fu il protagonista. La valuta virtuale era considerata il metodo migliore per far crescere il movimento. Ma per pagare le attività servivano soldi veri. Così nelle casse del club plescibiscito.eu cominciarono a piovere cifre da capogiro. Quasi 20 milioni di euro secondo i racconti di chi si è ritrovato a chiedere che il denaro versato venisse restituito ma invece è finito per ritrovarsi con un pugno di mosche in mano. Presentandosi  nel 2019 alla Guardia di Finanza di Treviso e raccontandola  loro storia. La Procura di Treviso su quei fatti ha aperto un fascicolo in cui si ipotizza il reato di truffa.

Due sarebbero gli indagati: oltre a Gianluca Busato nelle carte dell'inchiesta comparirebbe il nome di Natalino Giolo, un 66enne di Spinea che sarebbe un consulente del 54enne. Lui, secondo le denunce, sarebbe la vera mente che sta dietro ad un complicato meccanismo che, a fronte dei soldi versati, avrebbe dovuto prevedere un concambio con criptovalute il cui valore avrebbe dovuto aumentare nel tempo, rendendo allo stesso tempo più forte il progetto indipendentista e facendo anche fare ai benefattori della “causa” un bel po' di soldi. Quella criptovalute non sarebbero mai decollata. Anzi il suo valore sarebbe rimasto sempre inchiodato a zero tanto che a volatizzarsi sarebbe stato non solo il guadagno ventilato ma anche il capitale di partenza.

L'avvocato Andrea Groppo, legale di tre indipendentisti, ha anche chiesto il sequestro dei conti correnti intestati a Busato, a Natalino Giolo e alle società a loro riconducibili, sparse tra la Slovenia (dove Busato sarebbe residente) e la Lituania. E proprio a Vilnius avrebbe sede la Venice Swap, società di trading in criptovalute di proprietà di Busato, oggetto di un esposto presentato nei giorni scorsi alla Guardia di Finanza di Mirano da parte di decine di persone che sostengono di essere rimaste intrappolate in un ingranaggio del tutto simile a quello descritto, cioè donazioni in denaro fatte a Busato e criptovalute da ricevere in cambio. Ma  da cui non sarebbero più stati capaci di togliersi con il risultato di perdere tutto. 
 

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