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Cronaca

Incontro a "luci rosse" finisce in ricatto, condannato 38enne

Emil Azotei, cittadino romeno, avrebbe attirato nella trappola un 63enne trevigiano. All'uomo, che è stato anche picchiato, sono stati sottratti il portafogli, il telefono cellulare e le chiavi di casa

Prima una serata passata a bere tra "amici", poi il ricatto: quella di cui sarebbe rimasto vittima un trevigiano 63enne, secondo la Procura di Treviso, sarebbe stata infatti una vera e propria trappola a sfondo sessuale. L'uomo sarebbe  stato indotto a consumare un rapporto orale con una delle due persone conosciute in un bar, poi è scattata la rapina, conclusasi con un pestaggio. Per questi fatti, avvenuti il 3 novembre del 2018 a Treviso Emil Azotei, romeno di 38 anni, è finito a processo con l'accusa di rapina e lesioni aggravate. L'altro protagonista, Nico Cret, anche lui originario della Romania, é stato invece giudicato con il rito abbreviato. Oggi, giovedì 10 giugno, Azotei è stato condannato dai giudici del collegio (Francesco Sartorio, Leonardo Bianco e Marica Loschi) a 2 anni e 8 mesi per sola rapina, derubricata alla fattispecie di "rapina impropria". Assolto invece dall'accusa di lesioni. Il pubblico ministero Francesca Torri aveva chiesto  4 anni e 3 mesi di reclusione. Il difensore dell'uomo, l'avvocato Andrea Zambon, ha preannunciato il ricorso in Appello.

La sera del 3 novembre il 63enne si era recato in un locale pubblico di Treviso, nei pressi della zona dello stadio comunale, conosciuto per essere un ritrovo per persone omosessuali. Lì aveva incontrato Nico Cretu, che gli aveva detto di ricordarsi di lui in quanto, qualche mese prima, avevano passato del tempo insieme in una sauna di Mestre. Poi sarebbe arrivato Azotei il quale, per quanto si fosse fatto tardi, lo avrebbe convinto ad accompagnarlo in centro a Treviso in cerca di locali aperti. Intorno alle 4,30 i tre si sarebbero diretti verso un parcheggio e lì Azotei lo avrebbe convinto ad avere con lui un rapporto orale.

E' a questo punto che sarebbe scattata la trappola: il terzo uomo infatti avrebbe ripreso tutta la scena con il telefonino e minacciato il malcapitato che, avendo opposto resistenza, è stato anche picchiato, ricevendo un violento pugno al volto. Poi gli avrebbero sottratto il portafoglio, le chiavi di casa  e il telefono cellulare, prima di entrare nell'auto della vittima e andarsene. «Se ci denunci - avrebbero detto i due romani - sappi che abbiamo le chiavi e veniamo a casa tua». La macchina, che in realtà era di un conoscente del 63enne, verrà ritrovata il giorno dopo a pochi chilometri da Treviso, con il motore fuso.

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