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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Giro di prostitute, la Procura fa ricorso contro la scarcerazione di Ivan D'Amore

L'ex poliziotto in servizio presso lo scalo dell'aeroporto di Venezia, era stato arrestato ai primi di marzo insieme ad una donna colombiana perché ritenuto a capo dell'attività di alcune "lucciole". Ma il gip, dopo l'interrogatorio di garanzia, aveva fatto cadere l'accusa di sfruttamento contestandogli solo quella di favoreggiamento

Per la Procura i 400 euro alla settimana pagati dalle "belle di notte", compresi anche alcuni trans, erano il risultato delle prestazioni sessuali. Per questo il pubblico ministero Davide Romanelli ha presentato ricorso al Tribunale del Riesame contro la decisione del gip di Treviso Carlo Colombo di scarcerare Ivan D'Amore e di applicargli la misura cautelare del semplice obbligo di firma. Al contrario il magistrato titolare dell'inchiesta su un vasto giro di prostitute al cui vertice sarebbero stati il poliziotto 30enne e una donna colombiana, vorrebbe fosse rimesso quantomeno agli arresti domiciliari.

D'Amore e l'amica sudamericana, secondo le indagini che avevano fatto scattare le manette ai loro polsi nei primi giorni del mese di marzo, avrebbero gestito il ricco traffico del sesso con ragazze e trans che avrebbero venduto i loro corpi a facoltosi e insospettabili clienti all'interno di tre appartamenti, due nel centro storico di Treviso e uno a Martallago (in provincia di Venezia). L'agente di Polizia, di origine siciliane e in servizio presso lo scalo dell'aeroporto veneziano di Tessera, e la donna avrebbero messo in piedi l'impresa criminale a partire del giugno del 2023. Le diciassette sex workers, che pubblicizzavano i loro "servizi" soprattutto on line tramite i siti di incontri, avrebbero ricavato all'incirca dai 60 ai 70 mila euro ogni mese.

Nel corso dell'interrogatorio di garanzia D'Amore, accusato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, aveva fatto alcune ammissioni. In particolare l'uomo aveva detto di essere a conoscenza del "lavoro" delle ragazze e dei “viados” ma di aver incassato soltanto i soldi pattuiti per il subaffitto degli appartamenti. Lo scorso 8 marzo il gip, al termine dell'udienza di convalida, aveva fatto cadere il reato di sfruttamento, come peraltro era stato chiesto dal difensore del 30enne, mantenendo solo quello di favoreggiamento. D'Amore, finito ai domiciliari, era stato scarcerato mentre la sue presunta complice era rimasta reclusa nel carcere femminile di Venezia non essendo stato trovato una abitazione che potesse ospitarla agli arresti domiciliari. Secondo Romanelli però i soldi pagati dalle prostitute erano parte di quanto guadagnato dalle "lucciole" e D'Amore ne era pienamente consapevole per cui, a giudizio della Procura, il reato più grave di sfruttamento della prostituzione si configura pienamente.

D'Amore e la colombiana erano stati bloccati dagli agenti della polizia di Treviso, coordinati dalla dirigente Immacolata Benvenuto, con le mani nel sacco mentre alcune prostitute pagavano l'importo per l'uso degli appartamenti. A mettere le forze dell'ordine sulle tracce del 30enne e della sudamericana era stato l'intenso "via vai" che caratterizzava soprattutto le due abitazioni in centro a Treviso, notato dai vicini che si erano insospettiti. Oltre al fatto che D'Amore, in passato impegnato in politica come segretario del circolo di Fratelli d'Italia a Preganziol, aveva già subito una sospensione dal servizio attivo per altri reati tra cui ci sarebbe quello di accesso abusivo alle banche dati ma nonostante il provvedimento disciplinare avrebbe mantenuto un tenore di vita di alto livello, fatto di costose vacanze e serate nei locali più trendy della provincia.

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