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Cronaca

Processo d'Appello per il delitto di Borgo Capriolo, "sconto" di sei anni al killer

Branko Durdevic è stato assolto dai giudici di secondo grado dai tentati omicidi del genero e della moglie di Domanico "Joco" Durdevic, il 52enne morto dopo essere stato ferito mortalmente alla testa da un colpo sparato l'8 febbraio del 2021 dal 38enne

Non ha ottenuto la riqualificazione del reato - da omicidio volontario a preterintenzionale - ma Branko Durdevic, presente alla lettura della sentenza, è uscita dalla Corte d'Appello di Venezia con un corposo sconto di pena: dai 29 anni inflitti a Treviso in primo grado a 23 anni di reclusione. Sei anni in meno per effetto del fatto di essere stato assolto dai due tentati omicidi, quello del genero della vittima Giampiero Petricciolo e di Vera Olah, che era sposata con il morto. Questo è l'esito del processo d'Appello, tenutosi oggi 12 dicembre, al 38enne di Treviso che, l'8 febbraio del 2021, a Borgo Capriolo, ferì a morte il 52enne Domenico "Joco" Durdevic, un “capo clan” di etnia rom. "Joco" venne centrato alla testa da un colpo di pistola sparato da Branko Durdevic; la traiettoria del proiettile raggiunse il 52enne di striscio ma la ferita gli provocò la perdita di materiale cerebrale.

"Siamo molto soddisfatti di come è andata - dice il legale che ha difeso Branko a processo, l'avvocato Alessandra Nava - diciamo che oggi ci si è maggiormente avvicinati alla realtà di come sono andate le cose, a cominciare dall'assoluzione per quei due tentati omicidi. Le motivazioni della sentenza saranno disponibili non prima di una mese e mezzo ma quello che appare sicuro è che la riduzione di sei anni (4 anni per i due tentati omicidi) appare il frutto anche di una ricalibrazione della sentenza per quanto riguarda il fatto principale".

Confermata in sostanza - la Procura non aveva presentato appello sul punto - la mancanza della premeditazione. Del resto già in primo grado la Corte d'Assise di Treviso aveva sostenuto che «l'imputato non ha attuato alcuna attività prodromica all'esecuzione dell'omicidio, che si è consumato in maniera del tutto estemporanea, in conseguenza della decisione della vittima di recarsi, unitamente a svariate altre persone e senza alcun tipo di preavviso, in Borgo Capriolo. Non essendo stata raggiunta la piena prova, al dì là dì ogni ragionevole dubbio, in ordine al momento in cui sarebbe maturato il proposito omicidiario poi portato a compimento dall'imputato, si impone quindi l'esclusione della aggravante della premeditazione».

Domenico Durdevic morì in ospedale qualche settimana dopo il ferimento. Sullo sfondo della tragedia ci sarebbero stati i rapporti deteriorati tra i due nuclei familiari (che sono tra loro imparentati), fatti di tensioni per la gestione dei figli di Sharon Salvi, la ex moglie di Riccardo Durdevic, figlio della vittima, che è anche la nuova compagna di Branko Durdevic. Quest'ultimo, tra l'altro, secondo l'accusa non avrebbe perdonato la relazione extraconiugale con sua moglie da parte di Riccardo.

E' questo clima di acrimonia e vendetta che avrebbe avuto luogo il fatto di sangue, "annunciato" da alcuni video minacciosi realizzati su Facebook proprio dal killer, nei quali avrebbe intimidito Joco e la sua famiglia e lo "invitava" a stare lontano da lui, dalla compagna e dalla figlia di lei (gli altri due figli erano invece già affidati ai nonni paterni). Neppure l'intervento del consiglio degli anziani rom era riuscito a calmare le acque fino a quel'8 febbraio, in cui Joco e i parenti più stretti si recarono nella casa di Borgo Capriolo per prelevare la bambina ma trovano soltanto Branko, che ha aperto il fuoco.

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