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Cronaca

Crac Veneto Banca, i testimoni della difesa: «Da Consoli nessuna intromissione o pressione»

Nel processo in cui l'ex amministratore delegato ed ex Direttore generale deve rispondere dei reati di falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, la difesa prova a disarticolare la teoria della Procura dell' "uomo solo al comando"

Vincenzo Consoli non era il "deus ex machina" all'interno di Veneto Banca, dove invece il ruoli erano ben definiti tanto che i revisori dei conti, nell'affrontare il tema dei crediti peri quali la Bce nel 2014 chiese una svalutazione e quindi l'aumento di capitale, parlavano con Stefano Bertolo, il dirigente preposto, e mai con l'ex ad, che non si sarebbe intromesso neppure su altre questioni, tanto meno la valutazione degli affidamenti o dei prestiti che venivano erogati dall'istituto di credito.

Questa in sostanza è la linea del difensore di Consoli, l'avvocato Ermenegildo Costabile, che prova a disarticolare la linea della Procura sull' "uomo solo al comando" nel processo in cui l'ex amministratore delegato ed ex Direttore generale della ex popolare di Montebelluna deve rispondere dei reati di falso in prospetto (che si prescrive a Natale) e ostacolo alla vigilanza. Per provarlo Constabile ha portato oggi, lunedì 8 novembre, sul banco dei testimoni quattro persone, tra i dipendenti della PricewaterhouseCoopers (la società dei revisione) ed ex personale di Veneto Banca. 

«Gli incontri con Consoli erano occasionali - ha detto Laura Abeni, che lavora per la società americana che controllava i conti della banca ed era alle dirette dipendenze di Alessandra Mingozzi, per cui il 29 gennaio prossimo a Roma si deciderà del rinvio a giudizio, indagata per i reati di falsità nelle relazioni o nelle comunicazioni dei responsabili della revisione legale e ostacolo alla vigilanza - i miei rapporti erano Bertolo o con l'ex responsabile della Direzione Centrale Compliance Massimo Lembo». «Nessuna intromissione da parte di Consoli, che ho visto in occasione delle mie promozioni e solo per qualche minuto»  gli ha fatto eco Riccardo Miazzo, che della banca finita in liquidazione coatta nel 2017 era stato responsabile del personale.

L'attenzione del difensore però si concentra sui meccanismi di erogazione del credito. «Non ho mai visto - ha spiegato Katia Visentin, in Veneto Banca fino alla fine, dove era responsabile di area - pratiche di affidamento, di prestito o mutuo per le quali dalla mia struttura veniva un parere negativo e che invece venivano approvate dopo un intervento del cda». Lo stesso ha anche riferito Fabio Bortoluzzi, con un carriera nell'istituto di Montebelluna fatta di numerosi incarichi come direttore di filiale. «Da Consoli - ha detto - non ho mai ricevuto pressioni».

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