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Cronaca

Scandalo delle case popolari, arrivano le prime ammissioni: «Sì, abbiamo pagato per le assegnazioni»

Alcuni dei 34 indagati per le abitazioni di edilizia popolare dicono di aver versato agli intermediari cifre dell'ordine di qualche centinaio di euro per ottenere l'abitazione dal Comune

A un anno dall'apertura dell'indagine sul cosidetto "scandalo delle case popolari" a Treviso arrivano le prime ammissioni di pagamento. Alcuni dei 34 indagati, nuclei famigliari rom ma non solo, tutti indagati per concorso in corruzione, avrebbero infatti dichiarato davanti agli inquirenti di aver versato denaro (si parla di qualche centinaio di euro) per "oliare" la macchina delle assegnazioni. Le "dazioni" di denaro sarebbero state fatte nei confronti degli intermediari, la 50enne Silvana Hudorivich, il 51enne Gigante Levacovic, la 31enne Mirka Bogdan, tutti residenti nel capoluogo, e il giostraio 38enne Simone Garbin, che abita nella castellana (nell'inchiesta è entrato anche l'ex capogruppo del centrodestra ed ex consigliere comunale Enrico Renosto).

Si sarebbe trattato di versamenti di soldi fatti per l'interessamento presso l'ufficio casa del Comune di Treviso, il cui dirigente Stefano Pivato - anche lui indagato per corruzione -  è stato momentaneamente sollevato dagli incarichi presso i servizi sociali per quanto riguarda le mansioni che attendono proprio agli alloggi sociali dell'amministrazione di Ca' Sugana. Alla base vi sarebbero gli asseriti "buoni rapporti" che i mediatori sostenevano di avere proprio con Pivato e in generale con il personale dell'ufficio e che avrebbero permesso loro di interessarsi ai vari casi in maniera fattiva, portando a buon fine le pratiche.

La Procura - che ha indagato anche, in un filone parallello, altri tre colletti bianchi tra cui Roberto Bonaventura, 54 anni di Paese, dal 2019 in forza al Comune come dirigente del settore Urbanistica, Sportello Unico e verde urbano, anche lui sollevato dalle materie relative agli alloggi Erp almeno fino a quando non si sarà chiusa l'inchiesta - vuole adesso capire se i soldi siano stati pagati soltanto agli "intermediari" o se invece vi sia stato una passaggio che ha chiamato in causa anche i dirigenti del comune. L'indagine, partita nell'inverno dello scorso anno ed emersa a giugno, quando i carabinieri di Treviso hanno effettuato numerosi sequestri anche presso gli ufficio casa, è ad una stretta decisiva ma non si esclude che dopo una prima proroga, chiesta proprio ad inizio del mese di giugno, il pubblico ministero Gabriella Cama non sia intenzionata a chiederne una seconda, data la particolare complessità dell'attività che stanno svolgendo gli inquirenti.

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