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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Reati procedibili a querela, la Procura rischia la paralisi

Mercoledì 2 novembre scatta la parte della riforma Cartabia che cambia le regole, imponendo che dietro alle indagini vi sia una denuncia-querela della parte offesa. Gli uffici di Treviso, già sovraccarichi di incombenze e in sofferenza per la carenza di organico, sono prossimi al collasso per il carico di notifiche che dovranno essere fatte alle parti offese

Furti, compresi quelli aggravati commessi in casa e i furti d’auto, le lesioni personali stradali gravi o gravissime, le truffe semplici (anche nel caso in cui vi sia un danno di rilevante gravità), i sequestri di persona, le violenze private, i danneggiamenti. Ad esclusione dei reati consumati ai danni di minore o di persone portartrici di handicap fisici o psicologici. Dal 2 novembre, data di entrata in vigore il decreto delegato che completa la riforma della giustizia firmata dall'ex ministro Marta Cartabia, per fare sì che la Procura proceda, servirà la querela della parte offesa. Una novità che rischia di rimettere in libertà un esercito di indagati sottoposti a misure cautelari perchè  all'entrata in vigore la nuova legge si applicherà da subito ai procedimenti in corso, in quanto più favorevole al reo. 

Così, dalla mezzanotte e un minuto del 1° novembre, le indagini e i soprattutto i processi per questi reati non potranno andare avanti se non c’è una querela. E anche tutte le misure cautelari già disposte decadranno immediatamente, con l’effetto ad esempio che centinaia di ladri, già ritenuti pericolosi da un giudice perché recidivi, lasceranno il carcere o i domiciliari per tornare a piede libero. Persino se hanno già una condanna non definitiva sulle spalle.

«E' cambiato il mondo» commenta laconica il sostituto procuratore Anna Andreatta, segretario dell'associazione nazione magistrati di Treviso. «Io le leggi le faccio osservare e non le commento» dice invece il Procuratore della Repubblica Marco Martani, che segnala comunque come gran parte dei procedimenti in questione riguardi il reato di furto. Ma la sostanza è che gli uffici del tribunale, già in difficoltà per la nota carenza di organico, saranno ingolfati di decreti di scarcerazione o archiviazione. O, al più, di notifiche alle parti offese, che avranno tre mesi di tempo per presentare la querela. In caso contrario semaforo verde alle archivazioni o ai proscioglimenti.

Soddisfatti di quella che nei fatti è una sostanziale depenalizzazione sono gli avvocati. «Si va - spiega Federico Vianelli, presidente della Camera penale di Treviso - nella giusta direzione. Non è possibile che le procure siano piene di procedimenti penali per cui non vi è un interesse pubblico a che il responsabile venga perseguito. Di fatto la parte offesa può presentare una querela, se non lo fa allora il processo che cosa lo celebriamo a fare? Prendete il caso delle lesioni stradali gravi o gravissime: ci sono casi in cui chi viene risarcito è poi chiamato a testimoniare nel processo che i magistrati fanno scattare d'ufficio. E il più delle volte si chiedono il perchè. Finalmente gli inquirenti potranno concentrarsi sui fatti davvero rilevanti, liberando peraltro gli uffici di incombenze».   

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