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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Quinto di Treviso

Truffa e falso nel mercato delle auto, prosciolta una nota titolare di agenzia motoristica

Lucia Dal Zilio, 59enne titolare della Quinto Pratiche, era finita nell'occhio del ciclone accusata di associazione a delinquere, falso ideologico e materiale. Ma per il giudice di Udine che ha deciso l'archiviazione le modalità operative dell'impresa dell'indagata era in linea con la normativa vigente all'epoca

C'erano anche due trevigiane tra i 18 indagati dalla Procura di Udine nell'inchiesta "Cars Lifting", condotta dalla Guardia di Finanza di Pordenone, in cui venivano ipotizzati i reati di associazione a delinquere, truffa e falso. Secondo le accuse avrebbero importato auto di lusso dalla Germania, le avrebbero immatricolate senza pagare l'Iva e, per guadagnarci ancora di più, avrebbero abbassato il chilometraggio fino a 4 volte grazie all'aiuto di meccanici compiacenti. Una truffa che avrebbe permesso all'organizzazione di non contabilizzare 30 milioni di ricavi e di evadere 5,4milioni di Iva. Ma le posizioni di Lucia Zilio, 59enne titolare della Quinto Pratiche residente a Treviso e della 63enne Donatella Gioppato, anche lei del capoluogo e titolare di una agenzia automobilistica, sono state archiviate (insieme ad altri 5) dal Tribunale di Udine.

La Dal Zilio risultava indagata per associazione a delinquere, falso ideologico e materiale. Tramite la sua agenzia i venditori avrebbero fatto depositare in Motorizzazione autocertificazioni, con firme false degli acquirenti, in cui dichiaravano di aver acquistato le vetture in Germania e di aver pagato le tasse all'estero, allegando per questo delle fatture false. In questo modo le auto sarebbero state immatricolate e la Motorizzazione avrebbe emesso la relativa carta di circolazione. Nel marzo del 2019 gli agenti della Polstrada di Treviso, che erano a supporto ai colleghi friulani, avevano perquisito gli uffici dell'agenzia di Quinto sequestrando diverso materiale. La 55enne, difesa dagli avvocati Cristiano Biadene e Paola Tavani, si era detta subito estranea ai fatti che le venivano contestati. "Non si capisce - avevano detto al tempo i legali - che guadagno ci sarebbe stato per l'agenzia visto che i pagamenti sono tutti tracciati e il guadagno si fa sugli atti presentati».

Secondo il giudice le modalità operative delle agenzie coinvolte erano in linea con la normativa vigente all'epoca. In totale erano state 635 i le auto immatricolate nel nostro Paese in modo fraudolento, 210 delle quali in Veneto e 57 nella provincia di Treviso.

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