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Cronaca Vedelago

Adescamenti in chat di uomini gay, la Procura verso la chiusura delle indagini

Entro una decina di giorni il pubblico ministero Barbara Sabattini chiuderà l'indagine sui due ragazzi, un 20enne e un 18enne (l'altro è invece minorenne) che si sarebbero resi responsabili del sequestro ai fini di rapina di almeno nove persone, che sarebbero tutte di orientamento omossessuale. Secondo quanto hanno raccontato agli inquirenti i tre avrebbero voluto punirli perchè cercavano incontri con ragazzi particolarmente giovani

Entro dieci giorni il pubblico ministero Barbara Sabattini chiuderà le indagini sulla banda di "vendicatori", due maggiorenni e un minorenne, che si sarebbero resi responsabili di almeno sette episodi, tutti uguali, in cui avrebbero sequestrato e rapinato uomini che agganciavano, agganciati nelle chat gay, alla caccia di sensazioni forti con dei giovani. Le indagini della Procura di Treviso si riferiscono ovviamente ai due maggiori di 18 anni (un 20enne e un 18enne); nei loro confronti si ipotizzano i reati di rapina aggravata, sequestro di persona, indebito utilizzo di strumenti di pagamento e porto di oggetti atti ad offendere.

A squarciare il velo di silenzio su questa vicenda era stato il caso di un impiegato 50enne della Castellana, che il 18 febbraio era stato sequestrato e rapinato dal gruppo di ragazzini dopo essere stato accompagnato in un casolare in costruzione a Vedelago. Poi, grazie al contenuto presente nei cellulari dei tre (in particolare su quello del "capo" della banda, un portatore di disabilità) i carabinieri di Castelfranco sarebbero risaliti agli altri sette casi, tutti identici nelle mobilità di svolgimento: le vittime venivano immobilizzate, picchiate e quindi rapinate del denaro che avevano in tasca o costrette consegnare il bancomat. Cinque tra loro vivono nella Marca, uno nel Vicentino e un altro in provincia di Trento.

Gli investigatori dell’Arma tenevano sotto osservazione da tempo l’edificio, dopo alcune segnalazioni di movimenti sospetti e sono stati proprio loro a soccorrere il malcapitato e a salvarlo dall’incubo. Quel giorno il 50enne era stato trovato a terra, malconcio e minacciato con due coltelli, imbavagliato, legato con del nastro adesivo e tramortito dall’uso di un taser. Oltre ad aver consegnato il bancomat, si era visto rubare le chiavi dell’auto, per impedirgli di scappare. Poco prima i carabinieri avevano intercettato uno dei tre giovani, il 18enne, mentre stava raggiungendo in bicicletta uno sportello per prelevare con tessera dell’uomo, una volta che si erano fatti dare il codice pin.

Le altre «rapine-punitive» sono avvenute tra il giugno del 2022 e il febbraio 2023: le vittime, tutte adescate sul web, sono state attirate in trappola in luoghi isolati, tra Vedelago e Campigo di Castelfranco Veneto. Nei giorni scorsi le cinque persone che ancora non si erano presentate alle forze dell’ordine sono state convocate negli uffici della Compagnia di Castelfranco Veneto e, rassicurate dagli investigatori, hanno raccontato dettagli chiave sulla terribile esperienza vissuta a causa dei giovani «vendicatori».

I tre ragazzi avevano espresso molto chiaramente lo scopo della loro azione criminale: volevano punire uomini che cercavano sulla rete Internet incontri sessuali con minorenni, facendo così qualcosa «di buono» per la società. La mente delle missioni punitive, secondo quanto è emerso dalle indagini, sarebbe stato il più grande dei tre, il 20enne che è anche affetto dalla sindrome di Crozon, una malattia dovuta a mutazioni di un gene che determinano una precoce chiusura delle suture craniche. La condizione del ragazzo gli avrebbe causato non solo delle malformazioni ma soprattutto numerosi problemi di tipo psicologico (ha subito un centinaio di operazioni) e una dipendenza da sostanze stupefacenti che lo ha condotto il cura al Sert.

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