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Cronaca Vittorio Veneto

Favoreggiamento a Stefano Milacic, appuntato dei carabinieri assolto

L'imputato era Angelo Ricci, fino al 2018 in forza al Nucleo Radiomobile di Vittorio Veneto. Secondo la Procura, che aveva chiesto la condanna a 1 anno e 6 mesi di reclusione, avrebbe avvertito uno dei presunti autori della bomba al liceo Flaminio della presenza di cimici nella sua auto

Assolto perché il fatto non sussiste. Con questa formula recitata dal giudice Iuri De Biasi è forse cominciata oggi, 17 luglio, la fine del calvario per Angelo Ricci, appuntato dei carabinieri al tempo in forza al Radiomobile di Vittorio Veneto, sospeso dal servizio e privato dello stipendio dal 2018, la data in cui era stato indagato per favoreggiamento nei confronti di Stefano Milacic, il meccanico di Carpesica coinvolto nel caso della bomba esplosa tra il 2 e il 3 giugno 2018 di fronte al liceo Flaminio di Vittorio Veneto. Intorno all'ora di pranzo Ricco, accompagnato dal suo legale (l'avvocato Gianbattista Zatti), si era presentato per la sentenza zoppicante a causa di un piede rotto. Alla lettura del dispositivo (il pubblico ministero Massimo de Bortoli aveva chiesto una condanna a 1 anno e 6 mesi) l'uomo si è allontanato ed è stato sopraffatto dall'emozione. «L'odierno imputato è stato uno dei "suoi" ragazzi - aveva detto l'avvocato Zatti, concludendo la sua arringa, giudice De Biasi riferendosi al passato come pubblico ministero avuto proprio a Treviso - non mi resta che augurarmi che lei riesca a riconoscere un innocente da un carabiniere infedele». E così è stato.

A mettere nei guai il brigadiere di Vittorio Veneto (già assolto in primo grado anche da un secondo processo, che lo vedeva alla sbarra per traffico d'armi) era stata una frase che Ricci avrebbe detto il 12 dicembre del 2018, due giorni prima che Milacic venisse arrestato su ordine di custodia cautelare emesso dalla magistratura per i fatti del liceo. «Sopra il tetto, guarda lì» avrebbe detto il militare, facendo riferimento, secondo le accuse della Procura, ad una microspia posizionata sul tettuccio dell’auto di Milacic, in corrispondenza della luce che si accende quando si aprono le portiere. Milacic, subito dopo quella frase, grazie anche ad uno strumento che ne rileva la presenza, tolse la cimice dalla sua auto.

Quella sera Ricci avrebbe in realtà chiamato perché aveva problemi con la sua auto, una Fiat 500 L: in pratica gli iniettori non funzionavano e l’abitacolo si riempiva di gas. «Tutti a Vittorio sapevano che era stato perquisito qualche tempo prima che ci incontrassimo per il problema alla macchina - aveva spiegato l’appuntato nel corso della sua deposizione - ma da lì a dargli una mano a individuare le microspie ce ne passa. Io peraltro non ho mai partecipato alle indagini sull’esplosione del liceo Flaminio. Se davvero avessi saputo che nella sua auto c’era quella microspia che registrava la nostra conversazione, mentre ero nella sua officina, secondo voi, sarei stato così ingenuo a dire quella frase?»

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