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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Vittorio Veneto

Molestie sessuali su giovani pazienti, sacerdote condannato a 3 anni di reclusione

Si è concluso oggi, 17 ottobre, il processo di primo grado a don Federico De Bianchi, l'ex parrocco di Santa Giustina e Val Lapisina finito a giudizio con l'accusa di violenza sessuale. A denunciarlo erano stati quattro ospiti della comunità di Villa delle Rose a Conegliano e del reparto di psichiatria dell'ospedale di Vittorio Veneto

Condanna a tre anni per solo uno dei quattro capi d'imputazione, assoluzione per non aver commesso il fatto per un altro e estinzione per sopraggiunta prescrizione per due denunce. Questa è la sentenza emessa oggi 17 ottobre nei confronti di don Federico De Bianchi, il 48enne ex parroco Santa Giustina e Val Lapisina finito a giudizio con l'accusa di violenza sessuale e trascinato in tribunale da quattro giovani. La sentenza di primo grado il sacerdote, che attualmente svolge l'incarico di aiuto parroco, prevede inoltre l'interdizione  per sempre da compiti di assistenza e sostegno e per 5 anni (la durata della pena più ulteriori due anni) non potrà avvicinarsi a luoghi frequentati abitualmente da giovani. Il risarcimento del danno avverrà in distinto procedimento civile ma intanto il prete dovrà versare una provvisionale di 5 mila euro. Il pubblico ministero Barbara Sabattini aveva chiesto (nell'udienza che si era tenuta lo scorso giugno) 8 anni di reclusione.

Secondo le indagini della Procura di Treviso  tra il 2009 e il 2010 De Bianchi avrebbe molestato quattro giovani (due si sono costituiti parte civile), al tempo dei fatti tra i 18 e i 26 anni e tutti affetti da patologie psichiatriche, ospiti della comunità di Villa delle Rose a Conegliano e del reparto di psichiatria dell'ospedale di Vittorio Veneto dove il prete svolgeva parte del proprio ministero. Tra questi uno era stato anche sentito nel corso di un incidente probatorio (nel corso del quale non aveva però riconosciuto don De Bianchi) durante la fase delle indagini preliminari che risalgono al periodo fra il 2017 e il 2018. Il sacerdote, secondo il racconto che ricalcava le altre dichiarazioni accusatorie, avrebbe allungato le mani nelle parti intime dei pazienti che andava a visitare come cappellano degli ospedali. Tutte fattispecie contestate dal pubblico ministero Sabattini, che nella sua requisitoria aveva parlato di palpeggiamenti e baci o tentativi di baciare i pazienti.

«Ho ancora fiducia nella giustizia e farò emergere la mia verità in Appello» ha detto l'ex parroco di Santa Giustina e Val Lapisina. Sul caso ha preso posizione anche il  vescovo della diocesi di Vittorio Veneto, monsignor Corrado Pizziolo. «Esprimo dispiacere – ha detto - per l’esito del primo grado di questo lungo processo, durato già quasi sette anni, che vede come imputato don De Bianchi. Fin dall’inizio del procedimento don Federico ha sostenuto la propria innocenza, rinunciando a qualsiasi forma di patteggiamento, sicuro che la sua innocenza sarebbe stata documentata dal dibattimento. In base agli elementi di cui sono a conoscenza rimango convinto che il sacerdote sia estraneo alle azioni di cui è accusato. Proprio per questo confido nel ricorso in Appello, convinto che sarà dimostrata la sua estraneità ai fatti che ancora gli sono imputati».

«I giudici - hanno detto i legali del sacerdote, gli avvocati Stefano Trubian e Massimiliano Paniz - hanno condannato solo per un episodio e sulla base di un fraintendimento. Ci aspettiamo di metterlo in evidenza nel processo di secondo grado, ammesso e non concesso che tutto non si prescriva prima della sentenza d'Appello».

Ed è proprio la prescrizione per due delle quattro denunce ha creato un certo sconcerto in aula. E' scattata il 3 settembre, ovvero circa a due mesi dalla richiesta di condanna. Il fatto che il processo sia stato allora aggiornato soltanto al 17 ottobre senza che venisse pronunciata la sentenza ha di fatto tolto a due parti civili la possibilità se non altro di ricevere un risarcimento anche se minimo.  

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