rotate-mobile
Cronaca Vittorio Veneto

Sacco di armi trovato in un canale, ecco come gli inquirenti sono risaliti a Milacic

Oggi 7 marzo prima udienza testi nel processo in cui il 51enne di Carpesica, già condannato per la bomba al liceo Flaminio di Vittorio Veneto, deve rispondere di possesso illegale e detenzione di armi, munizioni e esplosivi

Quei caricatori, munizioni e pezzi di fucile mitragliatore Ak-47 smontati, trovati dentro ad un sacco in una canaletta artificiale dell'Enel  a Scomigo di Conegliano, erano suoi. E' questo l'assunto su cui si fondano le accuse a Stefano Milacic, l'autore dell'attentato dinamitardo al liceo Flaminio di Vittorio Veneto la notte tra il 2 e il 3 giugno del 2018 (per il quale l'uomo, un 51enne di Carpesica  è stato condannato in abbreviato a due anni e quattro mesi di reclusione) finito a processo per possesso illegale e detenzione di armi, munizioni ed esplosivi.

Nell'udienza di oggi, 7 marzo, è stato sentito il responsabile della Digos di Treviso che ha ripercorso le indagini e l'individuazione di Milacic, che era al tempo già sotto stretta sorveglianza per i fatti del Liceo Flaminio. L'uomo, intercettato al telefono, avrebbe parlato con alcuni conoscenti sul come acquistare gli Ak-47 in maniera clandestina. Poi nell'autunno del 2018, grazie alle attività investigative, la Digos pensa di poter mettere le mani su un possibile carico sospetto. Il 5 novembre quando le Operazioni Speciali perquisiscono un capannone a Vittorio Veneto di proprietà di un 42enne conoscente di Milacic. L'operazione viene fatta scattare dopo che il 47enne e il conoscente vengono intercettati telefonicamente la sera del 1 novembre, quando Milacic chiama il proprietario del capannone chiedendo se può dargli uno spazio per un bidone da conservare per qualche tempo. «Dentro - avrebbe spiegato Milacic - c'è farina per fare polenta». Il contenitore resta però nel capannone solo una notte; la mattina successiva il 51enne sarebbe infatti andato a riprenderlo. Per gli investigatori dentro al bidone non c'è farina ma le armi che saranno poi ritrovate, nel marzo del 2019, nel canale. Ma quando la Digos arriva sul posto non viene trovato nulla.

Forse Milacic, che al tempo dei fatti aveva capito di essere nel mirino per la bomba al Flaminio, si sentiva braccato e voleva disfarsi delle armi di cui è un collezionista e grande appassionato, tanto da farsi riprendere con mitragliatori in foto che poi pubblica sui social network. Nel suo profilo Facebook ce n'è una in cui è ritratto con una imitazione del Kalashnikov su cui è però montato un caricatore vero. Al sacco ritrovato a Scomigo gli inquirenti arrivarono grazie alla segnlazione di un dipendente dell'Enel, che aveva un fratello nell'arma dei carabinieri.     

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Sacco di armi trovato in un canale, ecco come gli inquirenti sono risaliti a Milacic

TrevisoToday è in caricamento