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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vittorio Veneto

Nascose caricatori e munizioni, i giudici dispongono la trascrizione delle intercettazioni ambientali

Stefano Milacic, 51enne meccanico di Carpesica, condannato a due anni e quattro mesi per la bomba davanti al liceo Flaminio di Vittorio Veneto, sarebbe stato la figura centrale di un traffico di armi, di cui una parte fu scoperta in un canale di Scomigo, a Conegliano, dagli agenti della Digos

Per l'accusa sarebbe stato la figura centrale di un traffico di armi, lui invece nega ogni addebito. Servirà un perizia, disposta dai giudici del collegio (Umberto Donà, Alberto Fraccalvieri e Carlotta Brusegan)  per trascrivere le intercettazioni ambientali di cui era stato fatto oggetto Stefano Milacic, 51 anni, il meccanico vittoriese di Carpesica (difeso dall’avvocato Giuseppe Gulli), finito al centro delle cronache per essere stato l’artificiere che confezionò l’ordigno esploso la notte tra il 2 e il 3 giugno 2018, davanti all’ingresso del liceo Flaminio in via Battisti, vicino alle medie Cosmo. L'uomo, che per la bomba al liceo vittoriese ha ricevuto (in abbreviato) una condanna a due anni e 4 mesi, è ora a processo per detenzione illegale di armi e porto di arma e munizioni (alcune in concorso con un altro imputato, Loris Biasi uscito di scena con un patteggiamento), molte delle quali furono rinvenute l’8 marzo 2019 dalla polizia in un corso artificiale dell’Enel.

Sarebbero stati di Milacic  i pezzi di arma da fuoco, tra cui dei caricatori di fucile mitragliatore Ak-47, immersi nell’acqua di un canale a Scomigo di Conegliano e trovati dagli agenti della Digos. Era la mattina dell’8 marzo del 2019 quando gli agenti, nella zona artigianale della località del coneglianese, intervennero per recuperare un sacco che, una volta aperto, si rivelò essere pieno anche di cartucce e di munizioni. Qualche pezzo di arma era arrugginito dall’acqua, segno che il contenuto era lì almeno da qualche settimana, nascosto sotto le acque del canale.  Milacic  era stato intercettato al telefono mentre parlava di armi con alcune persone, tra cui un amico al quale chiede il favore di portare un “grosso bidone” che non sapeva dove mettere.  

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