Epatite C, il PD contro la Regione: "Si riprendano le attività di screening"
Secondo i consigliere regionali del PD in Veneto sarebbero circa 7mila i pazienti ‘sommersi’
“Il contrasto all’epatite C deve riprendere a pieno regime e in tempi brevi, ci sono risorse nazionali da spendere entro quest’anno per attività di screening e trattamento: in Veneto sarebbero circa 7mila i pazienti ‘sommersi’”. Il sollecito alla Regione arriva dalla consigliera regionale PD e vicepresidente della commissione Sanità Anna Maria Bigon, prima firmataria di un’interrogazione sottoscritta anche dagli altri colleghi del gruppo: Vanessa Camani, Jonatan Montanariello, Giacomo Possamai, Andrea Zanoni e Francesca Zottis.
“Lo screening è la sola strategia per scoprire l’infezione, poiché asintomatica. L’Oms si è data l’ambizioso obiettivo di eliminare questa patologia entro 2030 e il Veneto aveva cominciato bene: il Piano di eradicazione del 2018 ha dato ottimi risultati, permettendo la guarigione di migliaia di persone. Tutta l’Italia era in esempio virtuoso, dopo appena un anno, però, si è verificata un’inversione di tendenza, con una riduzione dei soggetti sottoposti a cura. La pandemia ha fatto il resto, tanto che si registra un decremento del 90% dei trattamenti rispetto al periodo pre-Covid”.
“Il Governo Conte-bis ha cercato di recuperare terreno, stanziando con il Decreto Milleproroghe 71,5 milioni di euro per il biennio 2020- 2021 così da introdurre a livello regionale lo screening gratuito per i nati negli anni dal 1969 al 1989, i soggetti seguiti dai servizi pubblici per le tossicodipendenze e i detenuti. Risorse - avverte Bigon - che però vanno spese entro il 2021. Per questo vogliamo sapere se sono stati predisposti i programmi di intervento e se se siano state pianificate da un lato la campagna di informazione per le persone potenzialmente coinvolte, dall’altro iniziative di formazione per gli operatori sanitari”.