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«O tutti o nessuno»: la curva "Fabio Di Maio" diserta il derby Mestre-Treviso

A causa delle restrizioni imposte sui biglietti, appena 100 a disposizione, il tifo organizzato biancoceleste annuncia che domenica prossima non sarà presente allo stadio Baracca

A pochi giorni dall'attesissimo derby con il Mestre, la Curva Sud "Fabio Di Maio" del Treviso annuncia che non sarà presente allo stadio Baracca per sostenere i biancocelesti: una decisione motivata dal numero limitato di biglietti, appena 100, che i supporters avrebbero potuto comprare a causa delle restrizioni imposte dalle autorità. 

Nel comunicato ufficiale della Curva dal titolo esplicito "Passano gli anni...non l'incompetenza" si legge come: 

«La settimana del derby con il Mestre è ornmai per tradizione caratterizzata da un susseguirsi di notizie inventate e provvedimenti contradditori. Se all'andata abbiamo assistito ad un giornaliero cambio di idee fino ad arrivare ad eliminare le ridicole restrizione previste, al ritorno sembra tutta un'altra storia con una palese applicazione di due pesi e due misure ben diversi. Anni fa ci avevano vietato la trasferta, quest'anno hanno deciso di limitarla in modo tanto assurdo quanto quanto subdolo. Concedere cento biglietti ad una tifoseria che in trasferta ha un seguito ben più elevato, in una partita di cartello, con un settore dichiarato agibile per più del doppio delle persone, non è altro che una restrizione della libertà personale, dettata da un accanimento mirato e dalla mancata assunzione di responsabilità da parte di chi dovrebbe farsi carico di gestire situazioni simili. E' chiaro a tutti che un derby di Serie D non sia nemmeno paragonabile come afflusso di persone e come gestione di ordine pubblico ad una qualsiasi partita o evento che si svolge giornalmente in ogni parte del paese. Siamo costretti a prendere la decisione di disertare la trasferta, in nome di quella mentalità e di quell'attaccamento che ci ha portato a seguire il Treviso sempre e comunque. Non è ammissibile doversi spartire cento biglietti quando un numero così esiguo non è dettato da limiti strutturali, ma piuttosto imposto da chi non si vuole prendere la briga di svolgere il proprio mestiere. Sia chiaro a tutti che questa scelta non vuole assolutamente dire darla vinta a un sistema che ci vuole eliminare, anzi. Non esserci significa non sottostare alle provocazioni di chi tramite l'ennesimo sotterfugio non aspetto altro che l'occasione per colpirci. La nostra scelta, seppur ardua, crediamo serva a mettere in luce l'incompetenza degli organi preposti a garantire la sicurezza, ai quali non vogliamo e non dobbiamo dare la soddisfazione di poterci imporre limiti senza fondamento. Consci che a rimetterci saranno anche questa volta i tifosi restiamo orgogliosi di quella mentalità con la quale abbiamo sempre vissuto l'essere ultras, fondata su valori di aggregazione e sull'importanza dell'essere un gruppo senza scendere al alcun compromosseo. O tutti o nessuno!».

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