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Cronaca Arcade

Omicidio di Anica, il "re del pesce" Franco Battaggia è in carcere

Svolta clamorosa nel caso dell'omicidio della giovane romena, ritrovata cadavere il 21 maggio scorso presso un'ansa del Piave. Dietro le sbarre è finita l'ex primula rossa della malavita veneta. Il fermo è avvenuto oggi, 16 gennaio, poco dopo l'ora di pranzo

Dal pomeriggio di oggi 16 gennaio Franco Battaggia, 76enne titolare della pescheria "El Tiburon" di Spresiano, è dietro le sbarre. L'uomo, fino ad oggi indagato a piede libero in relazione all'omicidio di Anica Pianfile, la 31enne romena trovata morta lo scorso 21 maggio in un ansa del fiume Piave a Spresiano, è stato raggiunto da una misura cautelare in carcere eseguita dai carabinieri di Treviso. Per Battaggia, a quanto si apprende da fonti investigative, le manette sarebbero scattate poco dopo l'ora di pranzo.

E' questa la svolta nel caso che ha tenuto la Marca con il fiato sospeso per quasi 8 mesi. Tanto era passato dal ritrovamento del corpo della donna, gettato probabilmente in acqua in un canale a Lovadina. I suoi resti vennero rinvenuti il 21 maggio, una domenica mattina, da un pescatore: mancava però il cellulare della 31enne mentre erano stati trovati gli occhiali e l'accendino, oltre ad un pacchetto di sigarette.

Anica era scomparsa il 18 maggio. Nel pomeriggio la rumena si era fatta venire a prendere da Battaggia sul luogo di lavoro, a Treviso presso un mensa dell'Israa. Una occupazione che a lei piaceva tanto a cui era arrivata  dopo l'impiego proprio nella pescheria del 76enne. Secondo Battaggia alla Panfile doveva essere consegnato il Cud 2022 per la dichiarazione dei redditi. Così i due sarebbero andati in macchina fino all'abitazione dell'uomo ad Arcade. «Lì - aveva dichiarato Battaggia agli investigatori - lei mi aveva confidato di essere preoccupata per la sua situazione economica. Mi ha ha anche chiesto 10 mila euro e io, a titolo di regalo, gliene ho dati la metà. Poi mi ha chiesto di essere riaccompagnata verso il centro del paese dove doveva incontrare una persona ma non so di chi si trattasse».

anica

Una versione, quella dell'imprenditore ex primula rossa della malavita veneta con alle spalle una detenzione per l'omicidio di un uomo che avrebbe causato la morte di sua moglie, che subito non aveva convinto gli investigatori. Innanzitutto perchè, tra le riprese delle video camere di sorveglianza di Arcade non c'era traccia della sua auto, che non avrebbe mai lasciato l'abitazione. «Anica non è mai stata qui - aveva spiegato  il titolare del negozio di fronte al quale la vittima sarebbe stata vista - l'ho detto anche ai carabinieri: io quella ragazza l'ho vista soltanto in foto sui giornali nei giorni successivi al 18 maggio. Le mie telecamere di video sorveglianza sono spente durante il giorno perché programmate per essere attive soltanto la sera. Francamente non so proprio come si sia diffusa la voce secondo la quale io avrei riconosciuto Anica dopo averla vista sostare davanti alla mia attività». Oltre al cellulare non è mai stata trovata traccia né del denaro che Anica avrebbe ricevuto da Battaggia né dei documenti fiscali che le sarebbe stati consegnati.

Quello che sarebbe successo dentro all'abitazione del 77enne resta per ora un mistero. Probabilmente Anica e il suo killer avrebbero consumato un rapporto sessuale come confermerrebbero alcun tracce biologiche riferibili alla donna riscontrate dai Ris di Parma in camera da letto. Sul corpo della 31enne è stato inoltre ritrovato dello sperma (non identificato perchè il Dna era stato distrutto dalla permenenza in acqua del cadavere). Anica, secondo quanto è stato appurato in sede autoptica, prima dell'omicidio aveva assunto della cocaina. La morte è sopraggiunta a causa di ripetuti colpi dati con violenza e a mani nude all'altezza della nuca. Poi sarebbe stata finita tramite soffocamento. Franco Battaggia è ora a disposizione dell'autorità giudiziaria.

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