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Cronaca Arcade

Omicidio di Anica, sequestrati sette dispositivi elettronici dalla casa di Franco Battaggia

Si tratta di quattro telefoni cellulari, il disco fisso di un personal computer, un laptop e di una chiavetta "pendrive" prelevati dalla casa di Arcade del 76enne, indagato a piede libero per l'assassinio della 31enne. Il prossimo 22 giugno il Ris di Parma inizierà l'esame su quanto trovato nell'abitazione del "re del pesce" e sulle tracce rinvenute all'interno dei due autoveicoli

Se ne sono andati con due due sacchi bianchi contenenti quattro telefoni cellulare, una chiavetta "pendrive", il disco fisso di un personal computer e un portatile laptop. E' quanto i carabinieri del Nucleo Investigativo di Treviso, coordinati dal colonnello Giovanni Mura, hanno trovato e sequestrato dalla casa di Arcade di Franco Battaggia, l'imprenditore 76enne, indagato a piede libero per l'omicidio di Anica Panfile, 31 anni, ritrovata morta il 21 maggio scorso in un'ansa del fiume Piave a Spresiano e presumibilmente uccisa il giovedì precedente. 

Il gip, che ha autorizzato le operazioni svolte ieri, ha già dato il suo parere positivo affinché il pubblico ministero Valeria Peruzzo dia l'incarico al consulente Nicola Chemello, esperto di informatica, di effettuare la copia forense ed esaminare i dispositivi elettronici sequestrati a Battaggia. Si cerca qualsiasi elemento utile, anche particolari ad esempio connessi alle attività commerciali di Battaggia, noto come il "re del pesce", che possano indicare una possibile strada da seguire alla ricerca del vero pezzo mancante del puzzle, ovvero il movente che avrebbe spinto il 76enne, nelle ipotesi che fa la Procura, ad uccidere Anica al termine di quella che sarebbe stata una violenta e improvvisa discussione, tanto che la donna sarebbe avrebbe trovato la morte per i colpi inferti alla testa a "mani nude" o con un oggetto contundente che però non avrebbe avuto spigoli.

Battaggia sarà ascoltato nuovamente in Procura lunedì prossimo, questa volta con tutte le garanzie e alla presenza dei suoi legali, gli avvocati Loretta Cassano e Maria Palomba. Agli inquirenti dovrà spiegare le tante cose che non tornano nella sua versione sulle ultime ore in cui Anica sarebbe stata viva, a partire dalle 16,30 del 18 maggio cioè quando il cellulare della donna sarebbe stato spento. Lui, in una serie di dichiarazioni spontanee rilasciate ai carabinieri come persona informata sui fatti, avrebbe detto di aver prelevato la 31enne a Santa Bona alla fine del turno di lavoro in una mensa dell'Israa e di essere andato con lei nella casa di Arcade dove avrebbe dovuto darle il Cud per la dichiarazione dei redditi. Al termine di quel breve incontro le avrebbe dato un passaggio in macchina verso il centro del paese dove la Panfile si sarebbe dovuta incontrare con una persona che però Battaggia non sa chi sia. "Ma era preoccupata per questioni economiche, mi aveva chiesto 10 mila euro e io gliene ho dato la metà". Ma di quello spostamento non ci sarebbero riscontri.

Il 22 giugno intanto il Ris di Parma, che lunedì e martedì era stato all'interno dell'abitazione di via Europa e aveva analizzato eventuali tracce presenti anche nelle macchine del 76enne, concentrandosi soprattutto su un pick up e una autovettura Mercedes, inizierà il lavoro di catalogazione e soprattutto quello di riconoscimento di quanto è stato trovato. Sotto la lente di ingrandimento del reparto di investigazioni scientifiche ci saranno soprattutto le impronte digitali lasciate all'interno dell'abitazione. Tracce che potrebbero dire non solo se Anica sia mai stata da Battaggia  ma se all'interno della casa si sia verificata una colluttazione.

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